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È meglio Sanremo delle elezioni

Carlantonio Solimene
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Dodici anni. Tanti ne sono passati dall'ultimo confronto televisivo pre-elettorale tra i leader dei vari partiti in competizione. Questo in Italia, ovviamente. Perché all'estero, solo negli ultimissimi anni, possiamo ricordare le schermaglie negli studi tv tra Donald Trump e Hillary Clinton, tra Angela Merkel e Martin Schulz, tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Qui da noi no. Siamo ancora fermi a Silvio Berlusconi che nel 2006, al termine del confronto con Romano Prodi, guarda fisso in telecamera e dice: “Vi tolgo l'Ici. Sì, avete capito bene: vi tolgo l'Ici”. I quotidiani ne parlarono per giorni, piovvero pagelle sulle performance dei due leader, gruppi di studiosi si esercitarono sul fact checking delle promesse fatte in diretta e i sondaggisti provarono a misurare l'effetto della sfida sul risultato elettorale. Insomma, uno spettacolo. Ovviamente baciato da ascolti record. Eppure, da allora, niente di simile si è più ripetuto. Chi era in vantaggio non ha voluto mettere a rischio il proprio consenso e, più in generale, tutti preferiscono l'intervista "one to one" con il giornalista compiacente di turno. Meglio se Barbara D'Urso o Fabio Fazio, talmente desiderosi di mettere a proprio agio l'ospite (e del tutto impreparati a contraddire eventuali bufale) da compiacere in ogni modo il politico di turno. Andrà così anche stavolta. Perché a Luigi Di Maio la parola confronto fa venire l'orticaria. Nel Pd hanno necessità di nascondere Matteo Renzi più che di mostrarlo. E nel centrodestra solo per mettersi d'accordo su quale dei tre leader mandare a sfidare i competitor ci metterebbero qualche settimana e decine di riunioni. Eppure l'assenza del confronto rende ancora più triste una competizione già di per sè senza mordente. Pensateci: per la prima volta si va al voto con la quasi totale certezza che non vincerà nessuno. E, in assenza di risultato, non ci daranno neanche il bel gioco. Né Allegri né Sarri. Solo tatticismo esasperato per prendersi uno 0-0 di fine stagione, di quelli che non servono a nessuno. In tv, dovremo accontentarci del festival di Sanremo. Di gag stanche e canzoni che dimenticheremo cinque minuti dopo averle ascoltate. Ma almeno loro, i big in gara, ci mettono la faccia: si sfidano e si sottopongono al televoto. Si lanciano dal secondo piano senza paracadute. I nostri politici, al massimo, saltano giù da due gradini. E pretendono pure il telone di sicurezza.

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