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Legge elettorale, Grillo ora difende i voltagabbana

La manifestazione a Montecitorio

Carlantonio Solimene
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C'è un paradosso di fondo nella protesta scatenata dal MoVimento 5 Stelle nei confronti della richiesta del governo di invocare la questione di fiducia sul Rosatellum bis. Intendiamoci, al di là dell'opione che ognuno può avere sulla legge elettorale in discussione alla Camera (io intravedo almeno un punto critico: l'impossibilità del voto disgiunto tra candidato nel collegio uninominale e listino nel proporzionale), il ricorso al voto blindato non è mai da salutare con favore, specie quando si tratta di una materia così importante per il sistema democratico come il sistema di voto. Eppure se il governo - a mio avviso sbagliando - ha deciso di utilizzare questo strumento, lo si deve solo al rischio che il patto raggiunto dal Pd con altre forze in Parlamento potesse naufragare sotto lo stillicidio di voti segreti che avrebbero dato campo libero ai franchi tiratori. Si potrebbe obiettare che la democrazia funziona così: ogni parlamentare ha il diritto di esprimere la propria preferenza liberamente, anche in disaccordo con quanto gli impone la disciplina di partito. Ed io sono perfettamente d'accordo. Il punto è che veder difendere la libertà di voto degli onorevoli da chi, in passato, si era più volte espresso a favore dell'introduzione del vincolo di mandato in Costituzione, appare quantomeno contraddittorio. Come si può tuonare contro i "voltagabbana" e allo stesso tempo difendere i franchi tiratori? Come si può parlare di "tradimento" se un grillino non condivide la linea unica del Casaleggio-pensiero e, contemporaneamente, infuriarsi se la maggioranza vuole blindare i propri consensi? E' la difesa della democrazia a corrente alternata. Quando fa comodo la Costituzione, la si brandisce. Quando restringe la propria libertà d'azione, la si calpesta. A seconda delle convenienze. Come un Renzi qualunque.

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