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"I gruppi militari favoriscono il doping" Nei guai il tecnico di Alex Schwazer Sandro Donati

Davide Di Santo
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Le parole sono pietre. E quelle scagliate questa estate da Sandro Donati davanti alle commissioni Cultura e Affari sociali della Camera dei deputati nei confronti dei gruppi sportivi militari hanno provocato ferite profonde. Al punto che, pochi giorni dopo l'audizione dell'allora tecnico di Alex Schwazer, l'organismo di coordinamento delle realtà sportive militari ha chiesto alla Procura della Federazione italiana di atletica leggera di aprire un'inchiesta per fare chiarezza sull'accusa - gravissima - di proteggere, favorire e promuovere il doping. Donati, il 2 agosto scorso, era al nel mezzo della crociata per denunciare il presunto complotto ai danni del suo atleta, trovato positivo tra mille ombre poco prima delle Olimpiadi di Rio, e lanciava strali contro i poteri forti dello sport. Davanti ai parlamentari delle due commissioni, però, proprio al termine di un'audizione sull'introduzione di un'agenzia nazionale antidoping, il tecnico e guru dello sport pulito spostava il tiro sui gruppi di Esercito, Carabinieri, Guardia di Finanza e così via: «Le squadre militari? Hanno una brutta storia nello sport. Hanno sempre coltivato e protetto il doping - disse nell'occasione - io personalmente ho assistito e visto degli atti giudiziari inquietanti e sui quali poi dopo non si indagava perché c'era di mezzo il generale di quel certo gruppo sportivo militare o di quell'altro. Un paese civile non credo possa avere otto squadre militari. Perché? Perché quello è l'unico modo per far fare sport ai giovani? Quelli sono danari dello stato. Perché lo stato non può darli lo stesso veicolandoli in un'altra maniera? Perché devono essere veicolati tramite il capitano, l'appuntato, il caporale... Che diventano poi dei servitori per ottenere dei risultati?». GUARDA IL VIDEO INTEGRALE DELL'AUDIZIONE Parole che hanno fatto saltare dalla sedia i vertici di tutte le squadre. E così l'allora coordinatore dei gruppi sportivi militari, il colonnello Paolo Pavano, già capo ufficio sport dell'Esercito, poche settimane dopo ha scritto e inviato alla Procura federale della Fidal, retta da Alfredo Montagna, un documento comune per chiedere l'apertura di un'indagine. Nell'esposto-segnalazione si chiede alla giustizia sportiva di «valutare i fatti sovraesposti (ovvero la trascrizione della seduta, ndr) e di accertare se ci siano state violazioni del regolamento di giustizia sportiva della Fidal e del codice di comportamento del Coni - conferma a Il Tempo l'allora coordinatore - se non ci sono stati, cosa di cui siamo certi, auspichiamo che siano presi provvedimenti. In tal caso Donati dovrà rispondere delle sue affermazioni».

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