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Il rosa nel motore

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Figliad'arte di appena 23 anni, Michela Cerruti combatte con la sua Mercedes «pink» per il gran finale che si terrà questo weekend a Vallelunga, quando verrà assegnato il titolo di Campione italiano Superstars. Ha un solo obiettivo: farsi notare. Una giovanissima con tre anni di competizioni alle spalle. Com'è nata questa passione? «Un po' per mio padre, che ha corso e vinto moltissimo, anche se in realtà la mia passione è nata per caso dopo aver preso la patente. Mi è sempre piaciuto guidare e avevo deciso di seguire un corso di guida sicura. Da quel momento ho capito che forse avevo talento. Così ho cominciato a insistere con mio padre per farmi provare qualche auto e sono serviti due anni per convincerlo». Come ha cominciato? «Con una Clio vecchia e rotta che abbiamo sistemato. L'ho pagata mille euro». Essere una donna penalizza? «Non credo. Quando hai il casco in testa conta poco se sei uomo o donna. All'inizio ero timorosa e mio padre mi ha buttato nelle Superstars proprio per questo». E poi che è successo? «Ho cominciato a migliorare. Di fronte ai nomi dei miei avversari i primi tempi ero spaventata, poi ho capito che, al contrario di loro, io partivo da zero quindi il mio margine di crescita era enorme». Obiettivo per il gran finale del weekend? «Visto come sono andate queste ultime tre gare, voglio innanzitutto arrivare in fondo. Il problema ultimamente è proprio che sono arrivata poco, quindi se arrivo, mi piazzo bene». Prima una 500 Abarth, una Ferrari e ora una Mercedes. Come si crea il feeling con un'auto da corsa? «Il feeling si crea col tempo, non ho ancora abbastanza esperienza per poter avere un rapporto immediato. Con la Mercedes all'inizio è stato difficile, la Ferrari è più semplice da guidare. L'unica maniera per instaurare un buon feeling è macinare km. Prima delle gare, poi, parlo con la mia macchina, ma è più che altro scaramanzia». E la Mercedes rosa quando è arrivata? «Mi hanno convinto che avrei dovuto cominciare a farmi notare. Tutti sapevano che c'era una donna in pista, ma mi confondevo. Abbiamo cominciato con le stelle rosa, poi abbiamo deciso di trasformare tutta la macchina». Femminilità e motori. Sfatiamo il mito che non possano convivere? «Assolutamente. La passione per i motori è tipicamente maschile, ma la dote può averla un uomo così come una donna. La donna, però, ragiona su tutto quello che la circonda e non ha quella componente virile che può far vincere ma può anche rendere stupidi».

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