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Fair play

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Tuttavia si ha l'impressione che questa nazionale, che pure si fregia del titolo di Campione del Mondo, non susciti un grande interesse anche se la partita di Bari contro la Scozia nasconde molte difficoltà soprattutto perché appartiene a quella delicata categoria degli incontri che si devono vincere. Pareggiando in casa con la Lituania e perdendo a Parigi con la Francia la nostra squadra si è molto complicata la vita e non sono bastati i successi con l'Ucraina e quello in Georgia per toglierci tutte le preoccupazioni. In un girone di sette squadre siamo al terzo posto staccati di due punti da Francia e Scozia, che è proprio la nostra prossima avversaria. Battendola la scavalcheremmo mentre la Francia dovrà farci visita nel prossimo settembre. Non è comunque il problema della qualificazione che qui mi interessa ma piuttosto quello di capire come mai la Nazionale dello sport più importante nel nostro paese, malgrado la spinta di un titolo mondiale appena conquistato, abbia perso molto del suo fascino. È possibile che io mi sbagli e che invece a Bari la Nazionale ritrovi insieme al calore del pubblico anche l'amore della gente ma credo sia corretto premettere che non si deve confondere l'entusiasmo ambientale che gli azzurri potrebbero occasionalmente trovare a Bari con l'interesse generale. Se non mi sbaglio mi pare che la Nazionale manchi da Bari dal 1995 (Italia-Ucraina 3-1) e che in precedenza vi avesse disputato quella triste se pur vittoriosa partita con l'Inghilterra che ci ha dato il terzo posto nel mondiale del 1990. Inoltre il Bari manca dal grande calcio da sei anni e questo potrebbe favorire una buona partecipazione del pubblico. In termini mediatici alla nazionale campione del mondo è mancato, causa Calciopoli, quello che i militare chiamano lo sfruttamento del successo. L'estate è stata occupata dallo scandalo, dalle sentenze e dal gioco molto italiano delle penalizzazioni e dei relativi sconti. È stato clamorosamente sbagliato riproporre la Nazionale a Livorno in una data (16 agosto) in cui in Italia se uno muore non se ne accorge nessuno. Ci sono state le dimissioni di Lippi e la nomina di un nuovo tecnico probabilmente molto bravo ma sicuramente poco popolare e poco carismatico. Sicuramente non giova alla Nazionale la presenza nei quadri di quattro squadre importanti (le milanesi e le romane) di ben 50 giocatori stranieri. Non mi riferisco al problema tecnico perché l'autarchia che ci siamo stupidamente imposti quando abbiamo chiuso le frontiere perché abbiamo mancato (1958) la qualificazione per un mondiale non è servita a nulla e poi perché il recente trionfo in Germania è stato ottenuto malgrado l'invasione di molti giocatori stranieri. Credo invece sia più importante il rapporto che si è stabilito tra gli appassionati ed i propri idoli, che sono in gran parte stranieri. La squadra che sta dominando questo campionato ha solo due giocatori nella rosa azzurra e forse ne avrà solo uno in campo a Bari. Inoltre - e forse questo aspetto è ancora più importante - non ci sono più le polemiche e le rivalità, non ci sono Mazzola e Rivera a dividere l'Italia ed importa poco che giochi De Rossi piuttosto che Gattuso. È possibile che il mio quadro sia troppo pessimistico e sarei felice di essere smentito il prossimo mercoledì. Ero poco più di un bambino nel 1945 quando l'Italia giocò pareggiando per 4 a 4 in Svizzera la prima partita del dopoguerra. Ho sofferto alla radio il 16 maggio 1948 il 4 a 0 che ci ha inflitto l'Inghilterra a Torino. Credo che i ragazzi di oggi soffrirebbero di meno una vicenda come quella.

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