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Stadio della Roma, ai domiciliari l'imprenditore Luca Parnasi

Valeria Di Corrado
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Al secondo tentativo, Luca Parnasi riesce a uscire di prigione, dopo aver trascorso 37 giorni dietro le sbarre. Il gip del Tribunale di Roma Maria Paola Tomaselli, che il 13 giugno scorso ne aveva ordinato la custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio giallorosso, ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dai difensori del costruttore romano dopo il secondo interrogatorio reso venerdì scorso in Procura. Evidentemente, questa volta, le risposte date ai pm Paolo Ielo e Barbara Zuin hanno convinto il giudice sulla volontà di Parnasi di collaborare con gli inquirenti, tanto da indurlo ad attenuare la misura restrittiva negli arresti domiciliari, che trascorrerà nella sua abitazione di Roma.  L'ex presidente della società Eurnova, in trattativa col Comune di Roma per la realizzazione dell'impianto sportivo nell'area di Tor di Valle, è accusato di essere il "dominus" di un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati contro la pubblica amministrazione. Una prima richiesta di domiciliari, nonostante il parere favorevole della Procura, era stata respinta due settimane fa. Per il gip Tomaselli, infatti, la sua era stata una collaborazione "parziale", nella quale, "in maniera lucida e consapevole", aveva ammesso "fatti inequivoci" e "circostanze già note". In sostanza, nelle otto ore e mezzo di interrogatorio del 27-28 giugno, Parnasi "non aveva offerto alcun contributo all'indagine". Forse la paura di dover trascorrere il resto dell'estate in carcere, ha indotto l'imprenditore a essere più collaborativo con in magistrati, facendo nuovi nomi e aggiungendo spunti investigativi su cui ora lavoreranno i carabinieri di via In Selci.

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