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Venti stupri al mese. Roma Capitale delle violenze

Silvia Mancinelli
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Duecentoventi violenze sessuali consumate nel 2017. Quasi venti stupri al mese, solo nel comune di Roma. Il dato, fornito dalla Questura, è ancora più terribile se paragonato agli anni precedenti quando le violenze sono state 184 nel 2016 e 187 nel 2015. Un aumento del 20% che diventa del 33% nei casi in cui le vittime sono minori di 14 anni: dodici gli stupri subiti da adolescenti nel 2017, nove l' anno prima e sette nel 2015. I numeri sono relativi unicamente ai delitti commessi con vittime di sesso femminile e si differenziano da un' altra piaga, quella delle lesioni dolose: 758, per la precisione, solo nel 2017. Un dato piuttosto complicato, questo, da verificare considerato che in tante spesso non denunciano per paura, vergogna, senso di frustrazione. Risulta dunque poco affidabile il calo del 2,45%, registrato rispetto alle percosse segnalate nel 2016, 777, e a quelle del 2015, 781. Di contro, aumentano le persone fermate per questi reati. In 351 sono stati denunciati per lesioni dolose nel 2017, contro i 317 e i 260 degli anni precedenti. Settantanove, invece, per violenza sessuale: il 16% in più rispetto al 2016. Quasi uguale il numero di arresti per le lesioni dolose: 58 rispetto ai 57 del 2016 e decisamente più alto il numero per le violenze: 61 gli uomi ni finiti in manette nel 2017, contro i 48 del 2016 e i 62 del 2015. Sempre lo scorso anno, in tutta Italia, furono oltre 2300 gli stupri: uno su tre, circa il 37% del dato totale, commesso da immigrati. Furiosa con il sindaco di Roma, anzi «imbestialita» come lei stessa si definisce, è Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa che quest' anno festeggia 30 anni di lotta alle violenze sulle donne. «Com'è possibile che si venga stuprate in mezzo alla strada, nel centro della Capitale? - chiede - Le violenze si condannano non a parole, ma con gesti concreti. Abbiamo una difficoltà enorme a gestire le case rifugio (a Roma sono sei ndr). La violenza sulle donne l' ha sempre avocata a sé la segreteria del sindaco, di qualsiasi schieramento fosse. La prima cosa che ha fatto la Raggi, una volta indossato il tricolore, è stato buttarla fuori e metterla in mano alla comunicazione, che oggi è il nostro unico interlocutore». «Prima - spiega la Carnieri Moscatelli - c' era un ufficio a parte nel gabinetto del sindaco fatto di persone preparate e sensibili sulla tematica che pensavano a stilare dei protocolli con le varie entità presenti sul territorio, a pensare piani di sicurezza, creare nuove case di accoglienza, centri di ascolto, a intervenire sulle scuole. Oggi non esiste una figura che in caso di violenza possa aiutare, troviamo tanto aiuto dalle forze dell' ordine, ma io voglio e pretendo che altrettanto accada nel comune dove sono nata, dove abito. Non si può lasciare sole le donne in questa maniera, è assurdo. Combattiamo con gente che crede che nelle case rifugio venga gente a passare il tempo. Gestiamo donne pestate a sangue, con bambini al seguito, vittime errorizzate che necessitano di conforto,ascolto,di un posto dove ritrovare se stesse. Il sindaco non ha proprio compreso il grande problema della violenza a Roma». E che nella Capitale ci sia un problema lo dicono i dati e lo ricordano i fatti. Lo stupro della clochard in piazza Vittorio è solo l'ultimo della lista, ma prima di quello ce ne sono stati tanti altri. Brutali allo stesso modo,tutti a cielo aperto, di notte ma anche di giorno e in particolar modo nel centro storico. Le donne della Capitale. Palpeggiate, spinte contro i cassonetti dell'immondizia e toccate da uomini senza alcuna pietà. Stuprate nel parco più bello e conosciuto di Roma, quello di Villa Borghese, o nei dintorni della stazione Termini,il primo biglietto da visita per i tantissimi turisti che scelgono di raggiungere la Città Eterna in treno. Stuprate una domenica mattina da tre bestie all'Esquilino, come accaduto a una trentenne romana lo scorso settembre, inseguite e violentate in un cortile condominiale, come accadutoaunaventennesulla Casilina due mesi dopo. Molestate sui mezzi pubblici mentre vanno a lavoro, giranoconifigli,siedonoalparco (come era toccato alla turista americana a Colle Oppio alle 10 di una calda mattina di settembre). L'8 marzo è vicino. Un ramoscello di mimosa non vale come arma di difesa.

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