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Roma blindata per Erdogan. Incontro a porte chiuse con il Papa

Davide Di Santo
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E' stato un colloquio a porte chiuse lunghissimo quello tra Papa Francesco e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durato oltre 50 minuti, dalle 9.54 alle 10.45. Il presidente è arrivato dal Papa con oltre dieci di minuti di ritardo. Lo ha salutato in inglese e il Pontefice gli ha risposto in italiano. Poi in turco, con la traduzione di un interprete, ha ringraziato il Papa, che lo ha invitato in Vaticano, per "l'interesse". Dopo il colloquio a porte chiuse, Papa Francesco ha donato ad Erdogan un medaglione con un angelo della pace che, ha spiegato, "strangola il demonio della guerra" e un acquaforte del 1600, con la Basilica di San Pietro quando c'erano ancora due campanili. E poi una copia della Laudato Si' e una copia del messaggio della Pace di quest'anno.  Erdogan ha donato una panoramica di Istanbul in ceramica e puntando il dito ha mostrato al Pontefice le diverse zone della città. Poi alcuni libri di e su Gialal al-Din Rumi, teologo musulmano sunnita, e poeta mistico di origine persiana. Fondatore della confraternita sufi dei "dervisci rotanti" (Mevlevi), Rumi è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana. La delegazione a seguito del presidente turco era composta da 16 persone, tra cui sette donne, quattro con il capo coperto e tre no. Tra loro, c'erano la figlia Esra e il marito, ministro dell'Energia. C'erano poi altri quattro ministri con le consorti: degli Esteri, delle Relazioni con l'Ue, dell'Economia e della Difesa. Al termine del colloquio con il Papa, Erdogan ha visto il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, e con il seguito ha visitato la Basilica di San Pietro. SICUREZZA E VIABILITA' Una visita che in questura definiscono, sul fronte sicurezza, 'complessa e sensibile', quella del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, a Roma. Il piano sicurezza è stato concordato con la polizia turca, con l'obiettivo di garantire massima protezione al presidente turco elevando ulteriormente gli standard di prevenzione antiterrorismo già altissimi: qualunque forma di protesta o dissenso viene ammessa, scrive la questura, "esclusivamente in una cornice di legalità". Per tali motivi, un'ampia area di sicurezza denomina green zone (da San Pietro a piazza del Popolo fino alla stazione Termini, al Colosseo e al Circo Massimo) che comprende il centro storico, è stata sottratta alle pubbliche manifestazioni già da ieri e fino a quando il presidente Turco non lascerà la capitale. Questa area è interessata da controlli di polizia capillari, "sia con funzione di osservazione che di immediato intervento in caso di iniziative non preavvisate". "Massimo rigore ed allerta operativa" sono le parole d'ordine per i 3500 agenti impegnati sulle strade di Roma. In campo anche i reparti speciali come si usa fare quando il livello di allerta è massimo. Il corteo presidenziale viaggia su corridoi preindividuati, ciascuno dei quali ha varie alternative una delle quali viene scelta all'ultimo. Le strade, tutte bonificate nei giorni scorsi, sono sorvegliate dalle forze dell'ordine anche attraverso sistemi di video sorveglianza dedicati alla polizia scientifica. La Digos ha aperto un focus informativo sull'evento con il preciso scopo di aggiornare, ora per ora, la valutazione del rischio. Attive anche squadre di intervento nbcr messe a disposizione dal comando provinciale dei vigili del fuoco.

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