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Roma, le famiglie del liceo Massimo: "Mia nipote lo conosceva. Un insospettabile"

L'insegnante dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata

Valentina Conti
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Scuola sotto choc, le mamme imbufalite con la stampa asserragliata (“Non c'è bisogno di metterci sui giornali in questo modo”), che rimangono in auto con lo sguardo incupito per non dire una parola, i ragazzi che escono scortati dalla sicurezza e si trincerano dietro un “no comment” collettivo. Il clima irrespirabile al liceo Massimo, nel cuore chic dell'Eur, si stringe in un velo di omertà sulla vicenda che ruota attorno a Massimo De Angelis, l'insegnante di italiano e latino di 53 anni arrestato martedì (e che domani dovrà comparire davanti al giudice per l'interrogatorio) dalle forze dell'ordine per violenza sessuale aggravata su un'alunna quindicenne alla quale dava ripetizioni in un'aula delle medie del plesso. “Prima le famiglie erano più unite”, si lascia andare Bruno Brancati, papà ed ex allievo dell'istituto. “Il mondo è questo. Bisogna avere occhi ben aperti”, dice una nonna di un'allieva delle medie. “Mia nipote il professore lo conosceva: un insospettabile. Mia figlia le ha spiegato tutto, con i figli bisogna parlare e non giustificare niente. La scuola ha subito informato le famiglie di quanto stava accadendo. Poteva succedere ovunque. Grave sarebbe stato sapere e non dire”.

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