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Altra aggressione a Nuova Ostia, feudo degli Spada

Trentenne colpito nel suo appartamento in via Marino Fasan: "Sono stato bastonato in testa. Non so da chi ma non era uno solo"

Silvia Mancinelli
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«Non lo so con che m'hanno colpito. Forse un bastone - si affretta a dire, smentendo le voci che parlavano di machete -, non ho fatto nemmeno in tempo a vedere. Ma erano stranieri, sicuro». «Se non li mandano tutti via so' guai, altroché», gli fa eco una delle amiche con lui. Sono le 21,20 di ieri quando, nella sala d'attesa del pronto soccorso, F.C., romano e poco più che trentenne, prova a spiegare la ferita alla testa che i medici gli hanno appena fasciato. Un'ambulanza lo ha portato in codice giallo all'ospedale Grassi appena un'ora prima con una profonda ferita alla testa. Qualcuno, su cui ancora gli investigatori stanno indagando, lo ha colpito con violenza nel suo appartamento al civico 38 di via Marino Fasan. In quella Nuova Ostia blindata nelle settimane successive alla testata di Roberto Spada, un ragazzone di 30 anni è stato aggredito da più persone sulle quali lui stesso mantiene il silenzio. Non ha voglia di dare troppe spiegazioni: «Che m'hanno conciato così interessa solo perché stamo a Ostia, che adesso fa tanto scalpore» dice accarezzandosi la barba scura ancora sporca di sangue. L'orecchio, il collo, la maglietta nera e bianca sono di un unico colore, il rosso, che sembra non venir via nemmeno dal piccolo diamante che nel suo lobo non brilla più. Nel palazzo a pochi passi dalla nota piazza Gasparri, dove il 118 lo ha soccorso, un signore affacciato alla finestra si limita a dire che «S'è fatto male, lo hanno portato in ospedale». Un conto in sospeso, una discussione degenerata? Impossibile al momento dirlo con certezza, considerata anche la versione vaga fornita dal giovane ferito e ritenuta poco credibile dalle forze dell'ordine. Gli elicotteri a Nuova Ostia non volano più da settimane, la militarizzazione della zona di ponente che tanto aveva fatto discutere sembra essersi dissolta insieme all'attenzione dei media e la commissione di Rosy Bindi, che sul litorale si era riunita per annunciare che il mare di Roma è mafioso, sembra lontana secoli. Tutto pare tornare come era prima, nemmeno troppo lentamente. E i problemi si risolvono tra quattro mura, lontani dai riflettori.

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