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Se la Raggi non fa il bis

Che figuraccia. Con l'albero di Natale muore ogni speranza per Roma. E la sindaca della Capitale dà l'annuncio che non si ricandiderà più

Gian Marco Chiocci
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Ora che Spelacchio riposa in pace e i romani invocano la sepoltura al Pantheon negato al Re, la sindaca di Roma ci fa il regalo che grandi e piccini aspettavano da tempo: "Non mi ricandido" ha detto qualche ora dopo la dipartita dell'albero di Natale più triste del pianeta. E finalmente ne ha detta una che mette tutti d'accordo, amici e nemici, supporter e detrattori, difensori dell'abete e responsabili dell'ufficio acquisti in Campidoglio. Certo, la dilettante allo sbaraglio della città (un tempo) più bella del mondo, avrebbe potuto anticipare ad oggi il ritorno alle pratiche legali anziché aspettare la fine del mandato. Tre anni e mezzo sono ancora lunghi e riesce difficile immaginare possa compiersi quella rivoluzione tanto attesa, e fin qui disattesa, strombazzata in campagna elettorale. Tre anni e mezzo per un trapasso politico sono un'eternità per chi vede morire Roma ogni giorno di più. Nulla più dell'epopea di Spelacchio rispecchia l'immagine della Città Eterna ridotta peggio di come la lasciarono i visigoti nel 417, peggio del cataclisma previ- sto da Sant'Agostino nel De civitate Dei, molto peggio dei lanzichenecchi nel sacco del 1527. Una città dov'è sceso un velo di scura malinconia, animata da un alito asfittico, illusa da qualche luce qua e là, nel tentativo di...  SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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