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Colpito da sparo a casa della fidanzata, la superperizia: "Marco Vannini si poteva salvare "

Marco Vannini

I periti ricostruiscono il caos telefonate al 118 davanti alla Corte d'Assise

Maria Grazia Coletti
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Marco Vannini, il bagnino di 21 anni di Cerveteri ucciso a Ladispoli la sera del 17 maggio 2015 da un colpo di pistola partito da una Beretta calibro 9 mentre era nella villetta della famiglia della sua fidanzata in via De Gasperi, si poteva salvare se i soccorsi fossero stati tempestivi. Il suo decesso si sarebbe potuto evitare «con una alta probabilità» se il soccorso fosse stato attuato «secondo modalità e tempi privi di ostacoli e ritardi». Lo sostengono i periti che hanno illustrato la superperizia ieri davanti alla prima Corte d'assise di Roma nel processo che vede imputati per concorso in omicidio volontario sorretto dal dolo eventuale, il presunto autore dello sparo Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare, e il resto della famiglia: i figli Federico e Martina (la ragazza di Marco) e la madre Maria Pezzillo. Di omissione di soccorso risponde Viola Giorgini, fidanzata di Federico, anche lei era presente nell'abitazione del fatto quella sera. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Civitavecchia, Vannini fu raggiunto da un proiettile mentre era nella vasca da bagno. Secondo quanto spiegato in udienza, se la famiglia Ciontoli avesse chiamato il 118 parlando subito di ferita con arma da fuoco e attivando così la procedura da codice rosso, Vannini in un'ora sarebbe stato trasportato in elicosoccorso al Gemelli e curato adeguatamente. Invece tra la telefonata iniziale e quella successiva nella quale per sommi capi fu comunicato al 118 quanto accaduto, il ritardo accumulato fu di oltre due ore e Marco giunse in ospedale in codice verde dove morì per emorragia interna. Il caos telefonate al 118 Ecco le telefonate al 118. La prima alle ore 2.41. «Urgentemente un'ambulanza a Ladispoli, un ragazzo si sente male il corpo è estremamente pallido… probabilmente uno scherzo… non respira, io non c'ero in quel momento”. La voce sembrerebbe quella di Federico. A prendergli il telefono, poi, sembrerebbe Maria Ciontoli: «Stava facendo il bagno il ragazzo stava facendo il bagno». Segue una pausa. «Non serve? Non serve?». Di qui la disdetta della richiesta di soccorso. Seconda telefonata, ore 24.06 Antonio Ciontoli: «Lui ha 20 anni, un'infortunio in vasca, è caduto e si è bucato un pochino con un pettine a punta». L'operatrice del 118 chiede sentendo strani e strazianti lamenti. Vannini era agonizzante quando l'ambulanza è arrivata. Che cosa hanno fatto i 5 imputati nell'intervallo di 25 minuti tra le due telefonate?

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