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La nuova vita del Tufello ricomincia dal mercato

Il mercato associato all'Anva Confesercenti chiede l'intervento del Comune

Damiana Verucci
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Semplicità, cordialità e tanta determinazione. Ci sarà crisi, ci saranno i problemi che attanagliano un po' tutti i mercati rionali romani ma al Tufello si respira gioia e voglia di fare. Sessanta operatori, una vastità di scelta incredibile. Passando al setaccio le varie attività commerciali di questo mercato in pieno quartiere popolare, ci si accorge che manca solo una tintoria. Per il resto c'è proprio tutto: banchi di ortofrutta, carne, pesce, perfino una macelleria equina retta dal neo presidente dell'Ags Tufello, Massimiliano. E poi sartoria, estetica, abbigliamento, detersivi sfusi. La struttura, nata negli anni '60 in piene Olimpiadi a Roma, a guardarla bene avrebbe bisogno di una ristrutturazione generale anche perché l'ultima volta che qualcuno ci ha messo le mani sopra è stato più di venti anni fa e a pensarci sono stati gli operatori del mercato mettendo mano al portafogli per svariati milioni di vecchie lire. Poi più nulla, il Tufello non è rientrato nell'elenco delle prime 15 strutture che l'Amministrazione Raggi vorrebbe riportare a miglior vita e questo ha generato molto rammarico in chi in questo mercato ci è praticamente nato, professionalmente parlando. Come Massimo Rovai, fino ad una decina di giorni fa presidente dell'Ags Tufello, che oggi ha passato il timone a Massimiliano. Ma è tale la fiducia tra i due che non importa chi parla e chi racconta, «come se fossimo la stessa persona», chiosa Massimo. Lui ha un banco di ortofrutta e ci tiene molto a parlare di «vecchia generazione» di operatori a differenza della nuova «che non è all'altezza di gestire un banco e non ho timore a dichiararlo apertamente perché a chi sta qui dentro, lo ripeto sempre, questo è un mestiere faticoso, non bisogna accontentarsi mai, schiena dritta e sudore, questo serve». Ha le idee chiare Massimo e ha anche molto chiaro, così come tutti gli altri operatori presenti, che se si iniziasse al Tufello almeno con la riqualificazione dei 12 banchi rimasti vuoti perché i titolari hanno man mano negli ultimi sette anni riconsegnato la licenza al Comune, si risolverebbero tanti problemi. Sembra difficile da credere che gran parte dei problemi del mercato ruotino proprio attorno a questo fatto, eppure queste 12 strutture sono ben visibili e stanno mettendo in grossa difficoltà anche chi ci lavora vicino perché certo non rappresentano un richiamo dal punto di vista commerciale. «Invece è un continuo rimpallo di responsabilità tra il Comune, la Regione e altri e da sette anni ormai siamo in questa situazione», spiega Massimo. Il mercato però va avanti con l'obiettivo di sempre, quello di essere la piazza del quartiere, un punto di riferimento per gli anziani, soprattutto, ma anche per molte coppie con i bambini che negli anni sono andate a popolare il Tufello. E, gli operatori giurano, di brutto in questo quartiere c'è rimasto solo il nome perché per il resto «le nuove famiglie hanno rimpiazzato quelle di un tempo, e se un tempo c'era droga, malaffare, rapine e quant'altro oggi il quartiere è molto più tranquillo e sicuramente meno problematico». Il mercato risponde alle esigenze di chi vuole spendere poco come anche di chi è disposto ad acquistare merce di qualità migliore. Si trovano infatti molta frutta e verdura a meno di un euro al chilo, così come però si può spendere anche tre euro al chilo per merce di primissima qualità. Dal'60 ad oggi almeno un terzo degli operatori storici sono rimasti saldi dietro ai loro banchi, qualcuno ha dovuto tirare i remi in barca e magari passare l'eredità a figli o a parenti ma c'è anche chi, con i suoi 90 anni suonati ogni sabato viene al mercato, si mette dietro il suo banco di abbigliamento e controlla come va l'attività che nel frattempo ha passato al figlio.

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