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Chiusura Trony, tre arresti a Roma per bancarotta fraudolenta

Katia Perrini
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Bancarotta fraudolenta aggravata. E' il reato contestato a un imprenditore, a un commercialista e alla diretta collaboratrice di quest'ultimo accusati di "aver distratto ingenti somme di denaro dal patrimonio della Gruppo Edom Spa, società titolare dei negozi a marchio Trony di Roma, causandone il fallimento". Su disposizione del Gip del Tribunale di Roma, militari del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dell'imprenditore A.F., 51 anni, e del commercialista F.D., 50 anni, e un'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari a carico della 46enne collaboratrice di quest'ultimo. I tre sono indagati assieme a un quarto soggetto, un altro commercialista, L.M., di 51 anni. L'operazione, ribattezzata "Cigno nero", prende nome dall'appellativo, "Cigno" appunto, con cui gli indagati erano soliti riferirsi a F.D., "mente finanziaria" del gruppo, già noto alle cronache poichè "emerso nell'ambito dell'inchiesta "Mafia Capitale" per i legami con i principali indagati di quell'indagine". Il dissesto della Gruppo Edom "trae origine - spiegano le Fiamme gialle - dal debito di oltre 100 milioni di euro maturato nei confronti dell'erario e prodottosi a seguito della ingente evasione fiscale contestata alla societa'". Per tali reati tributari A.F., sempre su ordine della Procura di Roma, era già stato arrestato nel dicembre 2013 dai finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria e condannato in primo grado a tre anni e dieci mesi di reclusione (in quell'occasione erano stati sottoposti a sequestro beni immobili per oltre 9 milioni di euro). In conseguenza dello stato di insolvenza, generato dalla grave esposizione debitoria, la società, inizialmente ammessa dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato preventivo, nel febbraio scorso è stata dichiarata fallita.  Le indagini avrebbero accertato come i tre, "dopo essersi spogliati di qualsiasi carica societaria, hanno continuato a programmare e attuare tutte le strategie economico-finanziarie della società, in completa autonomia rispetto agli amministratori formalmente nominati". Gli uomini del Nucleo speciale di Polizia valutaria, su delega del pm titolare del procedimento, anche attraverso accertamenti bancari e attività rogatoriale con la Repubblica di San Marino hanno ricostruito le condotte distrattive effettuate ai danni del patrimonio societario e realizzate attraverso "sistematici, ripetuti ed ingenti prelievi di denaro contante dai conti societari (circa 7 milioni di euro in 4 anni) nonché mediante l'alterazione della contabilità realizzata attraverso artifici contabili quali la cancellazione tout court di interi blocchi di registrazioni, l'occultamento dei corrispettivi, la contabilizzazione di costi fittizi e l'annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica". Nel complesso, attraverso tali operazioni e ulteriori trasferimenti di denaro a società sammarinesi, sempre riconducibili agli indagati, sono stati distratti dal patrimonio della Gruppo Edom circa 9,5 milioni di euro. 

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