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C'è l'accordo sullo stadio della Roma: si farà a Tor di ValleBaldissoni: "Giornata storica"

Il progetto del nuovo stadio della Roma

Al vertice decisivo con il costruttore Parnasi anche la sindaca Raggi dimessa dall'ospedale dopo un malore: nel nuovo progetto eliminate tre torri e cubature tagliate del 60%

Fernando Magliaro
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Alla fine, quando sembrava che le cose stessero per chiudersi nel peggiore dei modi con l'addio al progetto e il "ci vediamo in tribunale", l'accordo è saltato fuori: lo Stadio della Roma si fa. Si fa a Tor di Valle. Ma senza le torri di Libeskind, sacrificate, insieme praticamente a quasi tutte le opere pubbliche, sull'altare della necessità di chiudere un compromesso. Giornata lunga e intensa, iniziata con la notizia del malore di Virginia Raggi e il ricovero della sindaca all'ospedale San Filippo Neri. Ore passate nell'attesa di sapere se l'incontro rimaneva o saltava. Con i tifosi, intanto, che si organizzavano per trovarsi ai piedi del Marc'Aurelio e far sentire il loro “peso” al Campidoglio. Perché, alla fine, prima di essere elettore, il tifoso è tifoso. Poco dopo le 22.30, la Raggi e il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, scendono le scale del Campidoglio: "Tre torri eliminate - scrive la sindaca su Facebook - cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà più soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido. Abbiamo rivoluzionato il progetto dello stadio della Roma e lo abbiamo trasformato in una opportunità per Roma. Abbiamo sempre detto di essere favorevoli alla realizzazione dello stadio ma nel rispetto della legge e per il bene della nostra città. Ci siamo riusciti. Abbiamo evitato il progetto monstre ereditato dalla precedente amministrazione. A Tor di Valle nascerà uno stadio ma moderno, ecocompatibile, all'avanguardia dal punto di vista delle tecnologie ma soprattutto sarà un'opera che rispetterà molto di più l'ambiente e il territorio. E abbiamo previsto una convenzione con i costruttori: avranno priorità le opere di urbanizzazione utili alla città e ai romani, come la messa in sicurezza dell'area di Decima o il potenziamento della ferrovia Roma-Lido grazie a cui si accorceranno i tempi per andare e venire dal litorale di Ostia". "A nome del presidente Pallotta e della Roma voglio ringraziare il sindaco", commenta Baldissoni. "Siamo molto orgogliosi di aver raggiunto un accordo che migliora il progetto con un intervento importante. È un giorno storico". "Questa è una serata importante per la Roma", twitta il presidente giallorosso James Pallotta. "Non vediamo l'ora di costruire uno stadio che Roma possa mostrare a tutto il mondo del calcio". E ancora: "È stato un percorso molto lungo, che potrebbe essere paragonato a quello fatto dai nostri antenati Romani in molte campagne del passato. Ma la prossima tappa di questo viaggio è di fronte a noi e, per questo, vorrei ringraziare prima di tutto i nostri tifosi. Sono i migliori al mondo. Un grande ringraziamento va alla sindaca, Virginia Raggi, e al vicesindaco, Luca Bergamo e a tutti gli altri membri dell'amministrazione, senza dimenticare Luca Parnasi e la sua squadra. E più di tutti voglio far sentire il mio grazie a Mauro e a tutto lo staff dirigenziale della Roma, che ha lavorato qui e all'estero, assieme ai giocatori e all'allenatore". #Pallotta: “Non vediamo l'ora di costruire uno stadio che Roma possa mostrare a tutto il mondo del calcio”https://t.co/4xbSQMheSM pic.twitter.com/FZZBSfjUQM— AS Roma (@OfficialASRoma) 24 febbraio 2017 Insomma, tutti contenti. Anche Beppe Grillo che ritwitta il post della Raggi anche se fino a ieri ironizzava sui salvagente da vendere con i biglietti ma, tanto, il rischio idrogeologico, tanto agitato da svariati esponenti 5Stelle, è subito sparito dagli schermi delle polemiche mediatiche. Con buona pace di chi, come la deputata Roberta Lombardi e dell'architetto Francesco Sanvitto, capo del tavolo dell'Urbanistica, schierati per il no e basta, alla fine un accordo arriva. Insieme alle torri di Libeskind, la cui scomparsa placherà le ire iconoclaste di Vittorio Sgarbi e di Italia Nostra, si tagliano praticamente tutte le opere pubbliche che davano origine a cubature a compensazione ma anche oggetto del pubblico interesse: rimangono in vita solo i progetti su via Ostiense-via del Mare, sulla nuova stazione di Tor di Valle e sulla messa in sicurezza del Fosso del Vallerano, quest'ultima obbligatoria e prioritaria se si vuole ottenere l'assenso al progetto dell'Autorità di Bacino del Tevere. Resta da capire in quale modo verrà rimodulata giuridicamente la delibera di Marino e, soprattutto, se questi tagli alle opere pubbliche non possano finire per compromettere la fattibilità reale del progetto.

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