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Raggi indagata, ipotesi danno erariale. Gli atti della Procura inviati alla Corte dei Conti

Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Andrea Ossino
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Messaggi, chat, telefonate e informative. I magistrati penali hanno inviato l'intero fascicolo sulla vicenda "nomine" ai colleghi della Corte dei Conti. E così Virginia Raggi potrebbe doversi difendere anche da una nuova accusa: danno erariale. Non bastava l'abuso d'ufficio contestato per aver, insieme a Raffaele Marra, "procurato intenzionalmente al medesimo (Renato Marra, fratello di Raffaele ndr) - recita il capo d'imputazione - un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito sia dalla nomina illegittima, sia dalla attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella già posseduta". E neanche il falso, che l'accusa ritiene si stato commesso "nella sua qualità di Sindaca di Roma Capitale - continua l'atto - al fine di occultare il reato abuso d'ufficio, con nota numero 38506 del 6 dicembre 2016, indirizzata al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza di Roma Capitale, affermava, contrariamente al vero, che il ruolo di Raffaele Marra, in relazione alla procedura per la nomina del fratello Renato Marra, era stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali e con compiti di mero carattere compilativo". Adesso infatti i magistrati contabili vogliono capire se siano stati recati danni alle casse dello stato. L'inchiesta sulle nomine Emergono intanto nuovi particolari dell'inchiesta sulle nomine. Una chat dimostrerebbe infatti che Raffaele Marra avrebbe seguito in ogni fase la nomina del fratello. Nel frattempo il primo cittadino si prepara a difendersi. L'ultimo giorno del mese infatti verrà ascoltata in procura. Poi, presumibilmente, le indagini verranno concluse. "Se Virginia Raggi venisse condannata per abuso d'ufficio, a prescindere dall'entità della pena, già con la sentenza di primo grado, sarebbe sospesa dall'incarico di sindaco per un periodo di almeno diciotto mesi in base alla Legge Severino", spiega l'avvocato Gianluigi Pellegrino. Ancora: "Quanto all'ipotesi di falso – continua l'esperto di diritto pubblico e amministrativo - la sospensione dall'incarico scatterebbe se la Raggi venisse condannata a una pena superiore ai due anni di reclusione e se tale pena fosse confermata in appello". Se la Raggi invece intendesse patteggiare la sua eventuale pena, il legale ritiene che l'obiettivo sarebbe "di stare sotto i due anni di reclusione in relazione all'ipotesi di falso". La situazione non è semplice: "La scelta di questo rito alternativo renderebbe definitiva la sua condanna, facendo scattare a quel punto non solo la sospensione ma anche la decadenza dall'incarico".

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