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Acilia, freddato boss della Magliana

Il cadavere di Salomone (Foto Gmt)

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Un'esecuzione di stampo mafioso. Due uomini in sella a un maxi-scooter, due colpi di calibro nove corto esplosi uno dopo l'altro. Sull'asfalto il corpo di Emidio Salomone, classe 1954. Un nome e un cognome pesanti in un certo tipo di malavita romana. Un nome che spunta già ai tempi d'oro della Banda della Magliana. Un boss: di lui si parlò in occasione dell'omicidio di Paolo Frau, un altro capo della stessa organizzazione criminale al quale Salomone era molto vicino, considerato perfino da molte cronache di quegli anni come il suo braccio destro. Quel Paolo Frau ucciso nell'ottobre del 2002 nello stesso identico modo a Ostia. Sono le 19,30 di ieri in via Cesare Maccari ad Acilia. Alcuni inquilini che vivono in questa stradina residenziale, delimitata da palazzine nuove e ben curate, chiamano il 112 per segnalare gli spari e il corpo di un uomo riverso a terra in un lago di sangue. Il viso è sfigurato dai colpi sparati a raffica dai killer. I carabinieri della compagnia di Ostia e i residenti raccontano di due uomini, il volto coperto dal casco, che fuggono in sella a un maxi scooter con la targa camuffata per dileguarsi una volta portata a termine la missione. Fin qui i dettagli di un'esecuzione tipica degli omicidi della Magliana. È proprio sullo spessore criminale della vittima che ora si concentrano le indagini. L'ultima volta che Emidio Salomone finì sui giornali fu quando la Squadra Mobile, indagando sull'omicidio di Frau, scoprì un'associazione di stampo mafioso composta da ex gregari e capi della banda della Magliana. Le accuse dell'epoca parlarono di un giro di videopoker clandestini, Salomone venne rintracciato e arrestato in Danimarca nel villaggio di Frederikshavn nel gennaio del 2005. Fu chiesta l'estradizione ma una decisione del Tribunale del Riesame di Roma revocò l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip della capitale e Salomone, tra molte polemiche, venne rimesso in libertà nel paese scandinavo. Quattro anni dopo, in un tranquillo pomeriggio di inizio giugno tra i bambini ancora in strada e le donne affaccendate a preparare la cena, la fine di un nome storico della mala romana. L'ultimo boss della banda che terrorizzò la Capitale tra gli anni '70 e '80, caduto a faccia in giù in un marciapiede di Acilia.

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