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Merkel chiama Conte sui migranti: "La bozza Ue è tutta da rifare"

La Cancelliera fa un passo indietro ma resta ferma sui "movimenti secondari"

Carlo Antini
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Il premier Giuseppe Conte è soddisfatto, raccontano a Palazzo Chigi, per il punto messo a segno con la cancelliera Angela Merkel. Pronta ad «accantonare» la bozza messa a punto in vista del vertice sui migranti in programma domenica a Bruxelles tra 8 Paesi membri e che metteva l'Italia nell'angolo. Tanto da indurre il presidente del Consiglio a far trapelare tutta l'irritazione del governo italiano, avanzando dubbi sulla sua stessa presenza al summit con gli altri Capi di Stato e di governo. La telefonata chiarificatrice con la cancelliera tedesca è stata annunciata dal portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. E poi è arrivata la chiamata della cancelliera, con la rassicurazione sulla bozza da accantonare. Ma il problema, e questo Conte lo sa bene, resta sul tavolo, e rende l'incontro di domenica - preparatorio del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno - decisamente in salita. La partita è tutta da giocare. Perché per Merkel la questione dei cosiddetti "movimenti secondari" - ovvero del respingimento dei migranti nei Paesi dove sono inizialmente approdati - è funzionale alla sopravvivenza stessa del proprio governo, al centro di un braccio di ferro con il ministro dell'Interno Horst Seehofer. Conte si dice sicuro di non voler indietreggiare di un passo: la priorità resta risolvere la questione degli sbarchi, o meglio dei "primary movements" come li ha etichettati lo stesso premier. L'Italia non può più essere lasciata sola, il leitmotiv che accomuna questo ai precedenti governi, ma rispetto al quale l'esecutivo "giallo-verde" si gioca tutto e vuole marcare la differenza rispetto al passato. Difficile convincere gli altri partner europei, a partire dalla Germania. Ma l'Italia vuole portare a casa dei risultati su tutta la linea, a partire dalla creazione di cosiddetti hotspot (centri di protezione e accoglienza dei migranti) nei Paesi di partenza e transito passando dal riconoscimento che i migranti salvati nelle acque italiane devono considerarsi come persone che hanno varcato i confini dell'Ue. Intanto i contatti diplomatici vanno avanti, oggi attivi anche con la presidenza della commissione europea. L'unico modo per uscire dal guado, si ragiona a Palazzo Chigi, è varare un pacchetto di misure che metta d'accordo tutti ma che sia concreto, consentendo di fronteggiare compattamente l'emergenza sbarchi per far sì che il problema dei "movimenti secondari" finisca presto per appartenere al passato. Un obiettivo difficile da centrare, ma rispetto al quale Conte è deciso a far valere le proprie ragioni. Al suo arco il presidente del Consiglio italiano sa di poter contare su alcune frecce che possono fare breccia tra gli alleati. Tra queste, la contrarietà alle sanzioni alla Russia dell'Italia e le ottime relazioni, anche se in stato embrionale, del neo governo con il presidente statunitense Donald Trump. Il viaggio a Washington, filtra dagli uffici di Palazzo Chigi, dovrebbe tenersi a brevissimo. Sull'emergenza migranti il governo procede compatto. Nessuna discrasia con il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, viene assicurato, nonostante le fughe in avanti sul fronte della comunicazione del leader della Lega e che il presidente del Consiglio, assicurano dagli uffici di Palazzo Chigi, non soffrirebbe affatto. Convinto com'è, raccontano, di dover portare a casa risultati concreti prima di spingere sull'acceleratore della comunicazione. Intanto, tra gli appuntamenti internazionali nell'agenda di Conte viene confermato il viaggio a Londra dalla premier britannica Theresa May (10 luglio) alla vigilia del vertice Nato a Bruxelles fissato per l'11 e il 12 del prossimo mese. Ma ora lo scoglio più grande che attende Conte è dietro l'angolo: domenica a Bruxelles, dove il premier italiano affronta la sfida più impegnativa di queste prime settimane al governo del Paese.

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