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Cari ministri ora andate a lavorare

Dopo 90 giorni di chiacchiere, errori e giravolte, Lega e M5S partono con un esecutivo di tecnici, fedelissimi e riciclati

Luigi Bisignani
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Caro direttore, il patto di ferro fra Movimento 5 Stelle e Lega, dopo aver messo sulla graticola il Quirinale, spaccato il centro destra e la base grillina, messo in subbuglio l'Unione Europea, ha partorito soltanto un piccolo esecutivo di burro. Il governo del cambiamento non è altro che un'accozzaglia di modesti tecnici, ministri alle prime armi e due leader, Salvini e Di Maio, che si sono contraddetti mille volte e che adesso si troveranno di fronte problemi enormi,  cominciare dall'immigrazione e il lavoro. Il primo alle prese con gli sbarchi, il secondo con i tavoli di crisi aziendali e le casse integrazione. Resta poi l'incognita di un premier, Giuseppe Conte, che dimostra un coraggio che sfiora l'incoscienza ma che affronterà questa prova, come dicono i suoi amici, spinto da una volontà e una puntigliosità che mai gli sono mancati nella lunga carriera accademica e nelle biblioteche degli atenei più prestigiosi al mondo. Ma ripartiamo dal Colle per rivedere il film di questa crisi che ha trasformato il Quirinale nella casa del Grande Fratello, con premier incaricati e non, che entravano ed uscivano da porte secondarie, per non menzionare Di Maio che sputava fiele contro Mattarella per poi candidamente correre a chiedere scusa. Una gestione della crisi da parte del capo dello Stato ondivaga, tra l'arrendevolezza più assoluta, facendosi imporre il nome di un premier, alla intransigenza più incredibile, sulla presenza di Savona al Mef. Savona che ora rientra dalle finestre del Ministero degli Affari Europei. Alla Farnesina poi, arriva addirittura l'uomo ombra di Mario Monti, Enzo Moavero Milanesi. E se Moavero è l'uomo del premier più odiato dalla Lega, il professor Giovanni Tria, un arzillo settantenne, è stato l'uomo ombra di Brunetta col quale ha scritto articoli critici sulla Germania e sull'euro. Nel 2017, con il suo mentore, faceva notare che il surplus commerciale tedesco è la causa del fallimento dell'Ue e della moneta unica, confermando la sua vicinanza alle posizioni del vituperato Savona. L'ufficio studi del Quirinale forse non li avrà in archivio. Così come non ha avuto tempo di approfondire le posizioni grilline No-Tav, No-Tape No-Ilva che si tradurranno in un allontanamento dall'Europa e in migliaia di disoccupati. Per non parlare del pacchetto giustizia all'insegna dello slogan «non ci sono innocenti ma solo colpevoli da stanare». Ormai con i mercati finanziari impazziti e il mondo attonito sulla telenovela italiana, Mattarella dopo il “pizzino” sui governi del Presidente ed elezioni anticipate, voleva solo avallare un accordo politico tra Lega e 5 Stelle. La domanda delle domande è quanto può durare un governo così fragile, con una maggioranza così risicata, specie al Senato. C'è chi dice che Salvini troverà comunque il modo di far saltare tutto quanto prima per andare a votare e prendere le spoglie di Forza Italia, mentre Di Maio dovrà farlo resistere il più possibile perché sa che la sua leadership non solo traballa davanti a Grillo, ma soprattutto con la base, sconcertata dalla smania di potere. Il centrodestra esce a pezzi con l'immagine davvero appannata di Giorgia Meloni che da donna dura e pura ha tentato in tutti i modi di impossessarsi della poltrona della Difesa, dove forse avrebbe potuto dirottare Guido Crosetto che quel mondo conosce e che ha già detto di voler lasciare il Parlamento. Berlusconi ed i suoi cari non pervenuti. Così come Renzi che si trova nei ministeri chiave (Esteri e Economia) due dei suoi più acerrimi nemici che aveva rottamato.

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