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La casta dei trombati

Fondi e contributi ai deputati che resteranno fuori. Quasi 50 mila euro per la buonuscita. Poi ci sono vitalizio e spese sanitarie

Alberto Di Majo
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Ci sono parlamentari che, pur avendo sudato le sette proverbiali camicie, alla fine di estenuanti trattative sono rimasti fuori dalle liste per le prossime elezioni. Ci sono anche quelli che, pur avendo conquistato un posto alle consultazioni del prossimo 4 marzo, difficilmente riusciranno a tornare alla Camera e al Senato perché si trovano in un collegio in cui dominano gli avversari o, più semplicemente, in una posizione sfavorevole. Del resto la legge elettorale, che prevede una quota maggioritaria con collegi uninominali e una proporzionale con listini corti, ha condannato i partiti a una selezione molto rigida. Inevitabile, dunque, l'amarezza di tanti onorevoli che accarezzavano l'idea di farsi un altro giro nel Palazzo, allungando la permanenza nell'Eden delle istituzioni: stipendio alto e impignorabile (per effetto di una legge del 1965), rimborsi molto generosi e peraltro a forfait, tessere per viaggiare gratis in tutta Italia, contributi trimestrali per pagare taxi o ncc, per acquistare il computer o per dimenticare la bolletta del telefonino. E, come se già non bastasse tutto questo, anche la rassicurazione di un vitalizio per guardare con serenità alla vecchiaia. Si capisce, allora, che... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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