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Ora Pd e bersaniani litigano pure sullo sport

Il ministro dello Sport Luca Lotti (LaPresse)

Carlantonio Solimene
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Non solo articolo 18 e candidato premier. A dividere Partito Democratico e bersaniani sulla strada di una difficilissima ricomposizione ora c'è anche la questione dei finanziamenti allo sport previsti all'interno della legge di bilancio. A lanciare il sasso sono stati alcuni parlamentari di Mdp che hanno messo nel mirino le decisioni del ministro dello Sport Luca Lotti. In una conferenza stampa sono stati presentati alcuni emendamenti che costituiscono una vera e propria contro-manovra sui fondi da stanziare per il Coni. Il pacchetto Lotti - ha sostenuto il deputato Filippo Fossati - "fa male allo sport". In particolare, il gruppo ha chiesto di fare chiarezza su come si spendono i soldi pubblici nello sport, a partire dai "420 milioni che ogni anno arrivano al Coni e non sappiamo come vengano spesi". Mdp ha chiesto che ogni anno sia presentato alle Camere un resoconto sull'impiego delle risorse pubbliche che il Coni gestisce. Tra le proposte anche quella di destinare il credito d'imposta sugli investimenti negli impianti a tutte le associazioni sportive dilettantistiche, e, soprattutto, che sia stabilita una quota del 2% dei proventi dei diritti mediatici da destinare al Coni per progetti di alto impatto sociale. Mdp, inoltre, ha proposto di consentire alle società sportive di costituirsi come impresa sociale, rimanendo no profit e ha chiesto che ci sia un'intesa in Conferenza unificata sulla gestione dei fondi destinati agli impianti sportivi nelle periferie.  Non si è fatta attendere la replica piccata del ministro Lotti: "Sorprende, e non poco - ha detto - leggere così tante imprecisioni che viene quasi il dubbio si tratti solo di strumentalizzazioni". "Per quanto riguarda una valutazione di merito sulle proposte avanzate da Mdp - ha detto Lotti - si tratta di un pacchetto di norme tecnicamente imprecise, prive di approfondimenti adeguati alla complessità della materia e incompatibili con la natura della legge di Bilancio, che impone di fare i conti con le limitate risorse della finanza pubblica. Siamo sempre stati aperti al confronto, lo ribadisco anche in questa occasione, per migliore insieme i provvedimenti: ma i diktat preconcetti sono inaccettabili". Poi il ministro ha elencato quelli che ritiene essere i pregi del suo pacchetto: "Si è parlato della condizione degli addetti del settore dilettantistico. Ebbene, da domani avranno più diritti, compensi migliori e una posizione che si avvicinerà sempre di più a quella di tutti gli altri lavoratori". "Un primo passo - dice ancora Lotti - è stato quello di innalzare la no tax area da 7.500 euro a 10.000 euro per i collaboratori delle associazioni e società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro. In secondo luogo, per quanto riguarda i collaboratori delle società dilettantistiche lucrative, stiamo lavorando a un emendamento che consentirebbe, per la prima volta nella storia dello sport dilettantistico italiano, la possibilità di iscriversi all'INPS, e costruirsi una posizione previdenziale, con oneri contributivi perlopiù a carico delle società". "Particolarmente curiosa - rileva ancora il ministro dello Sport - è la critica che si muove sul fronte del mio impegno per lo sport nelle periferie, con cui si chiede che sia la periferia a decidere cosa serve, piuttosto che il governo. Ma questo è esattamente quello che abbiamo fatto: abbiamo investito 100 milioni nel 2016 e 100 milioni nel 2017; adesso siamo riusciti a costituire un fondo strutturale con uno stanziamento iniziale di 10 milioni all'anno, attraverso il quale enti locali e società sportive potranno ammodernare i propri impianti, presentando i progetti di loro interesse".

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