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Per rilanciare la Sicilia serve il coraggio di proporre misure radicali

Nello Musumeci, neo presidente della Regione Sicilia

Raffaele Bonanni
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La vittoria del Centro Destra e della strategia di Berlusconi in Sicilia, può aprire una stagione di superamento di molti nodi ulteriormente aggrovigliati dalla Presidenza Crocetta, alla condizione che si sia consapevoli che il credito aperto dai siciliani, nell'ultima competizione elettorale, è molto esiguo. Nonostante tutto, aspettano il cambiamento, tutti coloro che non hanno espresso un voto di protesta, e una parte importante degli aventi diritto al voto che per scetticismo, non si è recata alle urne. Si può dire che è l'ultimo appello! O si risolvono i problemi di fiducia tra le aree politiche moderate e responsabili dell'elettorato, oppure si apriranno scenari per il populismo più sfrenato, come ci insegna la storia dei popoli, nelle varie circostanze simili alle attuali vicissitudini italiane. Stessa condizione è quella dell'intero Paese; le elezioni per il Parlamento sono un test importante e saranno sicuramente condizionate dagli esiti elettorali avuti nell'isola. È importante vincere, ma lo è ancor più governare bene e innescare svolte davvero nuove. Quindi la Sicilia è banco di prova per le alleanze nazionali, ma anche indicazione di nuovi paradigmi economici e sociali. Intanto si spera che Musumeci non si perda nella vuota retorica antimafia, dietro cui sinora si sono annidati ambienti opachi in esercizio di «excusatio non petita, accusatio manifesta», che tanti equivoci e guai hanno procurato alla Sicilia. Il nuovo Presidente deve rendere molto più produttiva la Regione: per ottenere veri posti di lavoro; per alimentare reddito e allontanare la bancarotta; per affrancarsi dalle fameliche burocrazie; per sottrarsi dalla potenziale ipoteca della mafia. La Sicilia nell'ultimo decennio ha subito per proprie responsabilità la desertificazione industriale, l'indebolimento del turismo nonostante la natura sconvolgente del suo paesaggio e dei beni monumentali e culturali, la emigrazione di un milione e cinquecentomila di persone in grandissima parte giovani altissimamente scolarizzati, e ancora tanti altri malanni, che dimostrano lo stato gravissimo della sua condizione. Musumeci dunque deve avere coraggio e fare l'esatto contrario dei suoi predecessori. Deve, ad esempio, attirare gli investimenti con proposte choc: allestire una sorta di «MenùSicilia per l'impresa» dove elenca proposte economiche, quindi tutti i buoni motivi per produrre in Sicilia. Può garantire una flat taxi per chi apre attività economiche, la gratuità di servizi ed utenze per un decennio, provvedimenti straordinari amministrativi per investimenti, la gratuita delle aree di insediamento, il rapporto diretto tra formazione, scuola, università e singole imprese. Deve però anche provvedere a trovare soluzioni valide per i trasporti: accordi nuovi con compagnie aeree low cost per superare il gap insulare per il turismo; soluzioni nuove marittime per i prodotti isolani. Se volesse e dovesse dotarsi di questo essenziale ed eclatante programma, darebbe una svolta nel contrasto alla mafia, alla corruzione, agli sprechi, e ridare forza all'istituto autonomistico Siciliano. Proprio mentre i veneti e i lombardi, danno all'autonomia una grande valenza, la Sicilia riuscirebbe dopo tanti anni dopo il suo varo, a dargli senso ed utilità.

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