Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Intercettazioni, stretta del governo sugli abusi

Gentiloni e Orlando

Stop alle trascrizioni non rilevanti

Dario Martini
  • a
  • a
  • a

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulla disciplina delle intercettazioni. Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nella conferenza a palazzo Chigi dopo il Cdm. Il premier ha parlato di "decisione importante", dopo 15 anni di tentativi in materia. Il decreto legislativo di riforma delle intercettazioni rappresenta "un punto di equilibrio", "un fatto rilevante", di cui "bisogna dare atto al ministro della Giustizia e al governo". Sulle intercettazioni "è evidente che ci sono stati degli abusi", ha aggiunto il premier, e ciò richiede "una disciplina più stringente senza ledere il diritto di cronaca e senza ridurre l'utilità di questo strumento, ma fissando dei meccanismi che rendano sempre più difficile gli abusi" quando si tratta di "questioni irrilevanti" o quando si viola "la riservatezza di persone non coinvolte". I penalisti, però, non sono soddisfatti. "Si tratta di una norma che nel suo complesso assicura solo deboli garanzie a tutela della difesa", afferma Francesco Petrelli, segretario dell'Ucpi, Unione Camere Penali Italiane. Tra le preoccupazioni espresse dal Segretario dei Penalisti, innanzi tutto il timore che sia stata prevista "una scarsa tutela della riservatezza dei colloqui occasionalmente effettuati tra avvocato e assistito. Noi avevamo invocato che ci fosse un vero e proprio divieto di ascolto di queste telefonate e non soltanto un divieto di verbalizzazione delle intercettazioni. Un divieto - osserva - peraltro non assistito da alcuna sanzione, per cui si tratterebbe di una norma piuttosto debole che suonerà semplicemente come un invito". Il Guardasigilli Andrea Orlando ricorda che "la normativa non interviene sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, ma interviene sulla procedura attraverso la quale vengono selezionate le intercettazioni". "Un primo vaglio - spiega - viene effettuato dalla polizia giudiziaria, naturalmente sotto il controllo del magistrato che conduce le indagini. Un vaglio che spinge a togliere ciò che non è penalmente rilevante dall'insieme delle intercettazioni che vengono utilizzate nel corso del procedimento". Inoltre, "c'è un meccanismo che può portare anche a un contraddittorio con la difesa per verificare se ciò che viene prodotto è rilevante penalmente e l'ultima parola è rimessa a un giudice terzo", ha proseguito Orlando, che ha ricordato che "per fare questo è previsto un archivio riservato" e ci sono misure che rafforzano i diritti della difesa come l'impossibilità di trascrivere le intercettazioni tra il cliente e l'avvocato.

Dai blog