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Rosatellum bis, ok alle fiducie tra caos e proteste

L'aula del Senato dove si sta approvando il Rosatellum

Al Pantheon scende in piazza il M5S

Carlo Antini
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Il Rosatellum bis supera la prova delle cinque votazioni di fiducia consecutive nell'Aula del Senato. Il voto definitivo, che trasformerà la riforma elettorale in legge, è atteso nella mattinata di domani. Regge il patto a quattro tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega, a cui si aggiungono i voti favorevoli dei verdiniani che, almeno in una delle cinque votazioni di fiducia, risultano essere determinanti per assicurare il numero legale e quindi la legittimità della votazione. Nettamente contrari, invece, M5S, Mdp, Sinistra italiana, che votano no alle fiducie solo in occasione della seconda "chiama", una volta verificato che il numero legale fosse assicurato e quindi che la loro presenza in Aula non aiutasse la maggioranza. Le tre forze di opposizione, poi, lasciano l'Aula durante l'unico voto senza fiducia, sull'articolo 5. Mentre scorrono le votazioni, i 5 Stelle manifestano in piazza del Pantheon, alla presenza di Beppe Grillo. Il Rosatellum bis è una sorta di Mattarellum "rovesciato", un mix tra maggioritario e proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. La soglia di sbarramento sia per la Camera che per il Senato è al 3% a livello nazionale per le liste mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un'unica scheda e non viene concesso il voto disgiunto. C'è la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Infine non c'è l'indicazione del "capo" della coalizione - ovvero del candidato premier - ma è prevista l'indicazione del "capo" della singola forza politica, non c'è l'obbligo per la coalizione di presentare un programma comune.

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