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Di Maio avverte i sindacati e lancia la "smart nation". Ecco la sfida del M5S

Luigi Di Maio

Alberto Di Majo
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"Con noi al governo o i sindacati si autoriformano o dovremo fare noi una riforma". Non usa mezzi termini il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, parlando al Festival dei consulenti del lavoro a Torino. "Tra i tanti problemi che abbiamo se vogliamo essere competitivi si deve prevedere il cambiamento radicale del sindacato". Una posizione che negli ultimi anni ha ribadito più volte, con parole meno diplomatiche, anche Beppe Grillo. "Se cambia il lavoro - ha detto Di Maio - deve cambiare il sindacato, dare la possibilità a organizzazioni più giovani di sedere ai tavoli e agli stessi giovani di entrare nel sindacato". Poi il vicepresidente della Camera ha ammonito: "Un sindacalista che prende una pensione d'oro e finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità a rappresentare un giovane di 31 anni". Di Maio ha anche lanciato la "smart nation", l'ha definita "un nuovo mondo del lavoro". Non solo: "un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano e noi non dobbiamo avere paura di perdere posti". Citando una ricerca, Di Maio ha ricordato che "da qui al 2025 il 50% dei lavori saranno legati al settore creativo, mentre il 60% di quelli che conosciamo oggi si trasformerà o sparirà. Il settore creativo è legato al turismo, alla cultura e alle nuove tecnologie". Ecco perché "internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro". Il candidato premier del MoVimento non risparmia la stoccata: "Se avessimo aumentato del 35% gli investimenti su internet avremmo il 5% di disoccupazione giovanile in meno. Se avessimo la diffusione internet dell'Olanda ora avremmo 270mila nuovi posti di lavoro".

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