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L'Europa a due velocità, l'idea che spacca il continente

Silvia Sfregola
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Doppia velocità sì, doppia velocità no. E' questo il punto su cui si sta spaccando l'Europa e sul quale sta cercando una quadra. Da un lato i tre grandi Paesi fondatori. Italia, Francia, Germania, che spingono sull'acceleratore dell'integrazione nel tentativo di evitare l'implosione prima che prendano il sopravvento i populismi. Dal lato opposto del campo alcuni dei Paesi che sono entrati nell'Unione per ultimi: Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia. Di fronte agli scossoni della Brexit e alle spinte centrifughe che si sono moltiplicate nel continente, Roma, Parigi e Berlino, appoggiate da Madrid, rivendicano il diritto a continuare nel grande sogno di integrazione del continente. Perché, ha sintetizzato l'ex capo della Commissione Ue Romano Prodi a Montecitorio parlando di fronte ai presidenti dei Parlamenti di tutta l'Unione la settimana scorsa, "stiamo inseguendo la Cina e gli Stati Uniti. Apple, Google, Amazon, Ali Baba. Potrei continuare a lungo senza citare nessun nome europeo". Già l'Italia del '500, ha ricordato, pur essendo all'avanguardia in tutti i campi, e pur avendo dato vita alla stessa scoperta dell'America, divenne ininfluente, per non essere riuscita a riunirsi sotto un'unica bandiera. "Questa - ha sottolineato - non è l'Europa che vogliamo, questa non è l'Europa per i nostri figli. Vogliamo continuare in questo modo? Vogliamo essere irrilevanti nel futuro? Abbiamo bisogno di altre umiliazioni? Abbiamo bisogno di essere umiliati ancora di più? Abbiamo bisogno di altre sconfitte per capire?". Ecco l'origine dell'iniziativa di Versailles: Italia, Spagna, Francia e Germania intorno a un tavolo per cercare l'accelerazione prima che sia troppo tardi. Ed ecco il motivo per cui nella bozza della dichiarazione che sarà firmata sabato si legge: "Agiremo insieme ogni qualvolta possibile, a diversi ritmi e intensità laddove necessario, come abbiamo fatto in passato nel quadro del Trattato e lasciando la porta aperta a chi vuole unirsi successivamente". Testo seguito da una precisazione a garanzia dei Paesi dell'Est preoccupati: "la nostra Unione è indivisa e indivisibile". Un testo che va un po' di traverso ai Paesi centro-orientali. All'ultimo Consiglio europeo la premier polacca Beata Szydlo ha messo in chiaro: "Non saremo mai d'accordo a discutere di Europa a due velocità. Non saremo mai d'accordo a negare uguali opportunità a tutti gli Stati membri". Ed è emerso il vero elemento culturale che divide sempre più l'Est dall'Ovest. "I Paesi della nostra regione - ha denunciato - non possono continuare a essere trattati come se dovessimo mostrare gratitudine per il fatto di essere nell'Ue. Alcuni politici dell'Europa occidentale pensano di poterci dire i loro punti di vista e dirci di ascoltare e seguire. Non sarà così".

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