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Caso Consip, bocciata la sfiducia al ministro Lotti con 161 no

Alberto Di Majo
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Dopo giorni di polemiche e accuse, il ministro Luca Lotti e tutto il governo Gentiloni tirano un sospiro di sollievo. La mozione di sfiducia contro il responsabile del dicastero dello Sport, fedelissimo dell'ex premier Renzi, è stata bocciata dal Senato con 161 no. Determinato ma sorridente, Lotti non è indietreggiato di un millimetro: «La mozione di sfiducia mette in discussione la mia moralità, prima ancora del mio ruolo politico - ha esordito in Aula - Mi rivolgo ai senatori per respingere questo tentativo. I fatti sono chiari. Io non ho mai passato informazioni riservate a Marroni. Sostenere il contrario significa incorrere in un reato di calunnia». Insomma, ha insistito il ministro, «né io né i miei collaboratori abbiamo fatto qualcosa di illegittimo. È in corso una vergognosa strumentalizzazione». Tuttavia, ha tenuto a precisare Lotti, l'accetto «a testa alta e a viso aperto. A quelli che sputano sentenze voglio dire vi aspettiamo in tribunale. E chi ha pesantemente insultato il buon nome della mia famiglia e di chi lavora con me abbia il coraggio di rinunciare all'immunità parlamentare». E se sia il capogruppo di Forza Italia, Romani, sia quello del Pd, Zanda, hanno contestato lo stesso uso della mozione di sfiducia individuale («La responsabilità politica è collettiva, dunque del governo nel suo complesso» hanno detto), si sono schierati contro «il processo in Aula», peraltro basato soltanto, ha ricordato Zanda, sulle ricostruzioni uscite sui giornali e non su documenti ufficiali. Dunque hanno bocciato la mozione (il Pd votando contro, FI uscendo dall'Aula). Il MoVimento 5 Stelle, invece, non ha fatto sconti: «È normale e sacrosanto che la maggiore forza politica di opposizione senta il dovere di vigilare e chiedere un passo indietro a chi sta procurando discredito alle istituzione» ha detto Michela Montevecchi, che ha aggiunto: «Lo facciamo con uno strumento legittimo che ci è dato dalla Costituzione, difendendo le prerogative del Parlamento. Non lo facciamo per altri scopi ed altri fini o per trasformare quest'Aula in una gogna mediatica o ancora in un'aula processuale. La questione è politica ed etica». Poi si è rivolta al ministro Lotti: «Lei non ha dato chiarimenti e non ci risulta che sia stata emanata alcuna nota stampa in cui emergesse la sua preoccupazione di informare i cittadini di aver sporto querela» contro chi lo accusa. In questo caso, ha spiegato, «non c'entra il garantismo», il punto  è «la responsabilità politica ed etica» perché quel che emerge dalle indagini «è che un pezzo dello Stato ha ostacolato il lavoro di un altro pezzo dello Stato».

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