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Vitalizi, M5S sfida il Pd: stop a privilegio medievale

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio

Silvia Sfregola
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«Un privilegio medioevale da abolire». La scure del Movimento 5 Stelle si abbatte sulle pensioni dei parlamentari e, soprattutto, sul Pd. Il trattamento pensionistico che molti parlamentari - tra i quali tanti Cinquestelle - maturerebbero a partire dal 15 settembre diventa un nuovo cavallo di battaglia per attaccare il principale sfidante del M5S alle politiche. L'analoga proposta del dem Matteo Richetti contro i cosiddetti vitalizi diventa per i Cinquestelle «la foglia di fico per coprire le vergogne del Pd» in quanto, spiegano, è una proposta datata 9 luglio 2015 vale a dire «dopo che il Partito democratico aveva già bocciato le nostre mozioni per l'abolizione dei vitalizi». In una conferenza stampa convocata apposta alla Camera, Riccardo Fraccaro e Laura Bottici chiedono ai presidenti di Camera e Senato di convocare al più presto l'ufficio di presidenza in cui votare l'iniziativa M5S. "Bastano 5 minuti per approvare la nostra proposta in quanto richiede solo una delibera dell'ufficio di presidenza e non una legge, nessuna navetta quindi tra le due Camere", spiegano i pentastellati. I nomi dei parlamentari che compongono gli uffici di presidenza vengono letti uno a uno e, così, richiamati alle loro responsabilità. "Ne bastano 13 su 23 - spiega Luigi Di Maio -. La nostra è una delibera a prova di melina dei vecchi partiti. Chiediamo ai presidenti Boldrini e Grasso di convocare un ufficio di presidenza ad hoc per eliminare questo privilegio medioevale. Se non dovesse essere fatto, andremo ogni giorno dal presidente della Camera e del Senato con un pensionato a chiedere che sia possibile votare la nostra proposta". "Normalizzare" il Paese, questo uno degli scopi del programma Cinquestelle: agli onorevoli pensioni come alle altre persone, è il ragionamento espresso sul blog di Beppe Grillo. In caso contrario, come precisa Di Maio, "non saremo noi, ma i cittadini a promuovere qualche iniziativa clamorosa da qui al 15 settembre". Il Cinquestelle favorito nella corsa alla premiership passa abbastanza presto ad attaccare l'ex premier e segretario del Pd. "Anziché mandare sms a Floris, Renzi invii un sms ai suoi componenti dell'ufficio di presidenza della Camera e Senato e chieda che calendarizzino e votino la nostra delibera", spara il primo colpo. "Renzi - continua - ha tutto l'interesse di tenere i suoi a pascolare in Parlamento fino alle prossime elezioni perché parte di quello che prendono i parlamentari va nelle fondazioni renziane". Ancora: "Renzi non ha capito la batosta presa con il referendum. Fa iniziative di marketing politico: prende il reddito di cittadinanza e sostituisce una parola con 'lavorò. Non c'era bisogno di andare fino in California per rubare una nostra proposta e trasformarla in slogan". Di Maio critica il modo di fare politica di Renzi a tutto tondo: lo accusa di essere un «venditore di fumo", di "ammiccare" alle proposte dei Cinquestelle con «parole vuote». Gioca a carte scoperte anche Alessandro Di Battista che twitta: "Vogliamo uniformare le pensioni dei parlamentari a quelle di tutti quanti. PD ci stai o stai pensando alle correnti?". La strategia è chiara: si scrive vitalizio, reddito di cittadinanza, Consip ma si legge logorio del Pd. Anche se il voto di giugno sembra essere slittato in autunno e, alla peggio per il M5S, a febbraio 2018, la campagna elettorale è iniziata ed è senza esclusione di colpi.

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