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Ecco il tesoretto degli scissionisti Dem

Carlantonio Solimene
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Due milioni di euro per ripartire. A tanto ammonta la dotazione finanziaria di base sulla quale potrebbe contare il nuovo partito di sinistra di Bersani & Co. se l'addio a Matteo Renzi si dovesse concretizzare. Si tratta, infatti, della dotazione che Camera e Senato concedono ai vari gruppi per ogni parlamentare iscritto. Stando alle ultime voci, se venerdì dovesse partire l'ordine di staccarsi dal Pd e di formare nuovi gruppi, ad abbandonare la casa madre potrebbero essere poco meno di quaranta onorevoli: 23 alla Camera, tra i 12 e i 15 al Senato. Una cifra lontana dai 60-70 inizialmente ipotizzati, ma comunque non trascurabile. Anche perché, considerando che Montecitorio versa 49mila euro l'anno a deputato e Palazzo Madama 59 euro a senatore - e che alla fine della legislatura manca proprio un anno - si arriverebbe proprio a due milioni tondi tondi (1,13 milioni alla Camera, 885mila euro al Senato). Che, ovviamente, verrebbero in egual misura a mancare alle casse del Pd renziano. Ad incidere sul numero degli scissionisti sarà naturalmente anche il comportamento di Michele Emiliano, che non ha ancora sciolto la riserva sulla partecipazione alla direzione del partito che dovrà stilare il calendario del congresso. Intanto, arrivano alcuni colpi di scena sul collocamento di diversi big nella faida democratica. Il dalemiano di ferro Ugo Sposetto - ultimo tesoriere dei Ds - ha infatti deciso di restare nel Pd e, anzi, si starebbe impegnando a convincere più “compagni” possibile a non trasferirsi nella nuova “cosa rossa” dei bersaniani. Vasco Errani, invece, nonostante sia stato nominato commissario per la ricostruzione post-sisma da Matteo Renzi, avrebbe deciso di seguire la minoranza nella nuova avventura. E con lui potrebbe portare diversi pezzi del partito dell'Emilia Romagna. La macchina della scissione va avanti, insomma, nonostante gli appelli arrivati nelle ultime ore anche da personaggi di primo piano nella tradizione ulivista-democratica come Romano Prodi ed Enrico Letta.

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