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Scissione Pd, Renzi telefona a Emiliano: prove tecniche di riconciliazione

Michele Emiliano e Matteo Renzi

Silvia Sfregola
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Prove tecniche di riconciliazione, braccia aperte e accuse rubate nel Pd, quando è iniziato il countdown che porterà all'assemblea del partito. La resa dei conti è stata già ampiamente annunciata, ma l'appuntamento di domenica a Roma sarà anche il punto da cui partire per gettare le basi del nuovo Partito democratico, dopo la reggenza di Matteo Renzi. E quando la scissione si fa più concreta il segretario, in una lunga intervista al Corriere della Sera, tenta il tutto per tutto, cambia registro e parla direttamente alla minoranza Dem: "Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno". E a Pier Luigi Bersani, che ieri aveva chiesto a gran voce, con un "Fermatevi" a tutta pagina sull'Huffington Post, ai vertici del partito di non seguire la strada dettata dallo stesso ex premier, Renzi risponde: "Non scherziamo. Il Pd non è un partito personale. È più forte dei singoli. Prodi, Veltroni, Bersani, Renzi: i leader passano, il Pd resta". Le critiche sono tante e variegate, provenienti dalle mille correnti all'interno del Nazareno. La più forte quella che rimprovera al segretario egocentrismo ed egoismo, quasi una "non curanza" sulle sorti del partito e l'assente volontà di ascolto. A confermare questa linea il fuorionda di Graziano Delrio, che ieri conversando con Michele Meta senza sapere di essere stato "catturato" confessa: "Matteo" avrebbe dovuto far "capire che piangi se si divide il Pd. Non che non te ne frega, chi se ne frega" e poi "non ha neanche fatto una telefonata. Ma come fai in una situazione del genere a non fare neanche una telefonata?".  Insomma Delrio registra un malcontento anche tra chi è considerato, come lui, tra i più vicini al segretario. L'intervista di Renzi però cambia le carte in tavola e fuori da palazzo Chigi, mentre il fuorionda impazza sulla stampa nazionale, il titolare del Mit ritratta: "Renzi ha fatto più di una telefonata" e per evitare la scissione "ha concretamente dato segnali di amplissima disponibilità" ora la minoranza "non ha più alibi. Il tempo è ora". Nell'intervista di Renzi di questa mattina al Corriere della Sera, aggiunge Delrio "la parola d'ordine è non andatevene, ma venite. È una disponibilità che va raccolta". A certificare l'inizio di un dialogo è lo stesso Michele Emiliano che su Facebook ammette: "Matteo mi ha chiamato e abbiamo parlato. Spero che il nostro confronto sia utile alle sue prossime decisioni". L'opera di rammendo quindi non è ancora finita. Renzi crede che il Pd abbia ancora le carte in regola per rinascere dalle ceneri del referendum del 4 dicembre scorso ed è certo che, viene spiegato, la minoranza non abbandoni il partito per seguire strade che secondo lui porterebbero solo verso l'ignoto. Significativo a questo punto il richiamo di Piero Fassino: "E pur se i margini sono stretti abbiamo il dovere politico - e anche morale - di verificare se c'è ancora una strada. E se c'è di percorrerla senza reticenze e con determinazione. E questa, per tutti, è l'ora della responsabilità: verso l'Italia che non merita di essere gettata nel baratro e verso la nostra gente che in queste ore, con angoscia, ci chiede unità".

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