Nella legge di Stabilità le solite mancette
La manovra finanziaria di fine anno è un appuntamento apocalittico. Si tratta dell'unica legge che viene approvata sicuramente, in quanto garantita dai tempi della sessione di bilancio: un treno rapido, su cui tutti cercano di far salire i propri emendamenti. Ne viene fuori un minestrone incredibile con le misure più varie, dall'IVA sul rosmarino al finanziamento del museo della Campana di Rovereto, declinati in un solo articolo: lo scorso anno di 999 commi nel 2006 di 1364. Quest'anno si è riusciti a migliorare il prodotto? I presupposti c'erano. Abbiamo per la prima volta la più rigorosa «legge di bilancio», che sostituisce la «legge di stabilità» (che ha sostituito la «legge finanziaria»). Poi si è aggiunta anche la repentina crisi di governo post referendum che non ha consentito al Senato di fare ulteriori interventi. Ma scorrendo con curiosità l'art. 1 troviamo 638 commi infarciti di rinvii, modificazioni, deroghe, ultrattività, con il periodare tipico del più oscuro burocratese. E così ci imbattiamo in interventi a pioggia su: la riduzione delle accise sulla birra (comma 48), le agevolazioni fiscali per la finanza etica (comma 51), i contributi alle associazioni combattentistiche (comma 596) e alle finali di coppa del mondo di sci del marzo 2020 e dei campionati mondiali di sci alpino del febbraio 2021 (comma 604); il progetto Human Technopole (comma 116); la gestione dell'infrastruttura di ricerca Fermi (comma 124); l'assoggettamento all'Iva al 5% dei servizi di trasporto urbano di persone effettuati per via marittima, lacuale, fluviale e lagunare (comma 33); dieci anni di incentivi per lo sviluppo del sistema nazionale di ciclovie turistiche (comma 144); l'efficientamento delle modalità di bigliettazione degli istituti e luoghi della cultura di rilevante interesse nazionale (comma 432); la liquidazione di Expo Milano 2015 (comma 126) e così via. Gattopardescamente, sono cambiati il nome e l'involucro, ma non cambiano i contenuti. In verità alla Camera, come ogni anno del resto, erano stati presentati 5000 (dico cinquemila!) emendamenti. Che sarebbero stati puntualmente ripresentati al Senato. Ma allora dobbiamo dire che è colpa (o merito?) della crisi di governo aver lasciato fuori dalla manovra non solo l'emergenza sanitaria a Taranto e l'ampliamento dei contributi antisismici, ma anche l'Iva sui tartufi, la ristrutturazione del teatro Marrucino a Chieti e la tutela delle dune di Castelporziano?