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Politici italiani i più pagati al mondo

I parlamentari hanno lo stipendio più alto dei colleghi stranieri: 10 mila euro al mese. Poi ci sono diaria, trasporti e benefit. Domani alla Camera si vota la legge per tagliarli

Pietro De Leo
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Ma è vero o no che i nostri deputati nella gara internazionale dei compensi vincerebbero la medaglia d'oro? A dare una risposta, diversi anni fa, provò la «Commissione Giovannini», così chiamata dal nome dell'allora presidente Istat che la guidava. La Commissione aveva ricevuto mandato dal governo Berlusconi di svolgere uno studio comparativo sugli stipendi dei parlamentari dei Paesi più rappresentativi. Dopo diversi mesi di lavoro, però, nella primavera 2012 alzò bandiera bianca, motivando la resa con «l'eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri Paesi e le difficoltà incontrate nella raccolta dei dati». Pare che i problemi più grossi stessero nel confronto dei vari regimi fiscali. Tuttavia, qualche numero è possibile incrociarlo. Se si prende la retribuzione lorda, gli italiani, sfiorando i 10.500 euro sono senz'altro da record. Tedeschi, francesi e belgi si attestano attorno ai 7 mila, livello più alto per Paesi Bassi e Austria (sopra gli 8mila). Cucchiaio di legno per la Spagna che si attesta, al contrario, sui tremila euro. Andando poi a spulciare i vari benefit, si scoprono cose interessanti: la «diaria», cioè il rimborso di 3.503 euro per le spese di soggiorno a Roma, è inferiore ai 3.900 euro circa dei tedeschi, e molto superiore ai 1.800 spagnoli, che si mostrano doppiamente virtuosi, considerando che non è riconosciuta a quanti risiedono a Madrid. In Francia, invece, i parlamentari non ricevono nessun rimborso per pernottare a Parigi, ma possono contare sulle tariffe agevolate nei residence di proprietà del Parlamento. Capitolo trasporti. Anche qui, un veloce raffronto: In Italia ci sono circa mille euro al mese per coprire le distanze da casa all'aeroporto. In terra iberica, invece, il rimborso è di 25 centesimi di euro per chilometro percorso e 250 euro al mese di ticket taxi. Quanto ai collaboratori, sono ben note le polemiche degli anni scorsi per via di una gestione troppo «allegra» del rapporto di lavoro. Il problema non si pone, ad esempio, nel Bundestag tedesco. Lì, il contributo che il deputato riceve per il suo staff è sì molto alto (15.798 euro lordi), ma viene gestito direttamente dall'amministrazione del Parlamento. Oltretutto, gli assistenti devono rispondere a requisiti ben precisi e non è possibile assumere parenti, neanche acquisiti. Un discorso a parte, poi, va svolto per la Gran Bretagna: qui, lo stipendio di un parlamentare è di circa 7 mila euro al mese e si rileva è un'attenzione molto spiccata alla trasparenza. Vi è un organismo, Ipsa, indipendente rispetto a governo e parlamento (anche se i componenti sono nominati dalla Regina su indicazione della House of Commons) che si occupa della gestione degli stipendi dei parlamentari. Nel suo sito, il cittadino può reperire tutti gli andamenti monetari degli ultimi anni. I parlamentari inglesi, dopo gli scandali degli scorsi anni, sono anche tenuti a una rendicontazione puntuale delle spese sottoposte a rimborso. Massima trasparenza anche sui collaboratori, con curriculum pubblico. L'Ipsa è importante anche perché nel 2013 preparò uno studio con un confronto tra gli stipendi dei parlamentari dei vari Paesi, anche al di là dell'Europa. Pure in questo caso, l'Italia primeggiava. Partendo da un valore mensile di circa 11 mila euro, arrivavamo poche centinaia di euro sopra Australia e Usa, ma circa mille euro sopra il Canada. Molto indietro, invece, la Nuova Zelanda che sfiora i 7mila euro. Per gli Stati Uniti, però, va segnalato che ogni componente della Camera dei Rappresentanti ha a disposizione una dotazione di un milione e cento mila euro per l'attività istituzionale, in cui va fatta rientrare la spesa per lo staff e per il funzionamento degli uffici. Non è possibile impiegare quei soldi iniziative personali o elettorali. Ed esiste, in America, un regolamento molto stringente per i regali che si possono accettare o meno.

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