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I verbali di Mafia Capitale. C'è fango per Totti

Il capo della 29 giugno riparla di Odevaine (arrestato) e del capitano La storia è sempre la stessa: l'acquisto dei residence per i profughi

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Non ci sono solo pezzi di politica e istituzioni nelle dichiarazioni fiume di Salvatore Buzzi. Il ras delle coop rosse infatti ha tirato dentro anche due autentiche bandiere del calcio capitolino: Francesco Totti e Ciccio Cordova, entrambi non indagati, ma finiti, loro malgrado, a contatto con gli interessi del mondo di mezzo. Le parole vanno prese per quelle che sono, provenienti da un indagato. I pm lo incalzano sul punto, l'interessato risponde. La vicenda era già venuta fuori con il libro «I Re di Roma» che tante polemiche aveva creato. Questo è il virgolettato del botta e risposta tra Buzzi e i pm. Descrivendo il sistema dell'emergenza profughi nei residenze, Buzzi dice: «Io ti do l'appartamento con i servizi, e l'appartamento con i servizi è quotato x al metro quadro che moltiplico per x al metro quadro per metri quadri e viene fuori che io 50 metri quadri li pago 3.500 euro al mese. Questo era stato il meccanismo. Costavano un patrimonio e lì c'è il famoso residence Ten. Il residence Ten è di Francesco Totti. Praticamente con il residence Ten... dieci in inglese, praticamente si è comprato questo palazzo a Torremaura, la via non mi ricordo come si chiama, e poi vince casualmente la gara... questo me lo raccontava Odevaine. Odevaine con Totti c'aveva un rapporto...». Pressato dai pm, Buzzi racconta quanto gli avrebbe raccontato Odevaine sull'affare che Totti, attraverso la sua società Ten, avrebbe messo in piedi grazie all'ex capo della polizia provinciale. «Praticamente Totti si compra un palazzo a Torre Maura. Un palazzo che poi viene messo a bando...quando esce il bando del comune di Roma per i residence...Stiamo con la giunta Veltroni, quindi non le so dire, 2006, 2007. Poi quando esce la gara avendo la disponibilità del palazzo vince pure la gara. La gara la vince Totti – risponde Buzzi a precisa domanda dell'aggiunto Prestipino – insieme ad altri, mica solo lui, mica solo Totti, hanno vinto tutti».   ODEVAINE E L'AEREO Secondo Buzzi quindi era stato Odevaine ad informare il capitano giallorosso «non me lo dice, però insomma – spiega ancora – gli da la notiza: "comprati il palazzo che poi esce la gara"». Per fortificare il proprio racconto, Salvatore Buzzi racconta del rapporto che lo stesso capitano giallorosso avrebbe con quell'Odevaine che si sarebbe occupato, per la consorteria di mafia capitale, del settore dei migranti. «I rapporti tra Totti e Odevaine erano strettissimi. La Roma andava in trasferta, Odevaine andava con l'aereo della Roma (...). Lo sa, ai bambini di Totti chi faceva la sicurezza? – chiede malizioso Buzzi ai magistrati - I vigili urbani del comune di Roma, straordinari, e pagava il comune. C'era un rapporto strettissimo». L'affare dei residence in cui sarebbe coinvolto – da privato – Totti sarebbe lucroso: a spiegarlo ancora ai magistrati è lo stesso Buzzi: «Il margine è elevato perché tu non affitti un palazzo, o un appartamento, affitti i servizi, che sono quotati a metro quadrato. Quindi viene fuori che un appartamento di 50 metri quadri lo paghi uno sproposito».   C'E' CORDOVA Ma il gladiatore giallorosso non sarebbe l'unico calciatore che finisce nel racconto di Buzzi ai magistrati della distrettuale capitolina. Secondo l'indagato infatti anche un altro ex campione della Roma (anche ex Lazio, ndr) era finito per incrociare – stavolta più direttamente – i destini delle coop. Anche in questa occasione i soldi che interessano il clan vengono dalla gestione dell'emergenza migranti, nello specifico il Cara di Castelnuovo di Porto: «Qui c'è il Tevere – spiega Buzzi – e proprio qui c'è questo complesso, dove ci sono otto padiglioni, di cui il primo è diventato il C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto. È una situazione invivibile. Dentro cose che se le avessi fatte io come coop mi avrebbero arrestato, quindi incominciamo a fare il sopralluogo e c'era il problema della mensa perché noi avevamo offerto 21 euro perché eravamo convinti con i nostri fornitori di avere un prezzo di cinque, sei euro». Buzzi vorrebbe installare una mensa per abbattere i costi, ma la logistica lo impedisce e l'unica alternativa è la mensa dell'Inail costruita qualche metro più in la del Cara. «E quindi ci imbattiamo in Ciccio Cordova». Pm: E chi è?. Buzzi: «Non conoscete Ciccio Cordova?». Pm: Ah, il vecchio capitano della Roma? Buzzi: «Bravo, passiamo da Totti a Cordova (...). Ci imbattiamo con Ciccio Cordova perché se noi non riusciamo a mettere la mensa lì perchè lì c'è la tenda con gli immigrati, eravamo costretti a rivolgerci alla mensa che lavorava per l'Inail. E la mensa che lavorava per l'Inail e che utilizzava anche una parte dei locali che era diventato il Cara era la mensa di Ciccio Cordova, che la gestiva Ciccio Cordova. Ciccio Cordova aveva vinto questo appalto con l'Inail in tempi lontani, però quando gli arrivano gli immigrati fa 13 al totocalcio perchè un conto è che fai da mangià per 100 impiegati o quando c'è movimento. Lì arrivano 600 immigratin e insomma è una festa. E quindi noi ci trovammo a combatte con Ciccio Cordova. Che ci diceva lui? "A me fate come ve pare so' 600 immigrati, so' 500, so' 800, a me me dovete dà 130.000 euro al mese". E noi cominciammo questa lunga trattativa (...) poi ovviamente nella mensa ci lavoravano tutte le dipendenti del teritorio (...) noi non potevamo cede a 'sta cifra, 130, perché per noi diventava antieconomico a 21 euro. Quindi c'abbiamo Ciccio Cordova monopolista».   VOJO 130MILA Il gioco rischia di essere poco redditizio e Buzzi chiede l'intervento di Carminati affinché spinga su Ietto per abbandonare la pista subappalto e provvedere con una mensa costruita ad hoc. «Ma Ietto era pauroso – racconta ancora Buzzi - Alla fine siamo costretti a fare l'accordo con Ciccio Cordova e noi che pagavamo i nostri pasti a sei euro siamo costretti a pagarli 7,50 euro o 8 euro per raggiungere i famosi 130.000 euro al mese che gli servivano a lui per vivere».

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