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Nadia Cassini e le molestie dello stalker

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L'icona sexy degli anni '80 protagonista di un processo surreale Denuncia l'amico («era diventato violento») ma in aula si contraddice

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Nata a Woodstock, classe 1949, Gianna Lou Muller, in arte Nadia Cassini, è nota al pubblico del piccolo schermo grazie alla sua partecipazione in diverse commedie erotiche all'italiana negli anni '70 e '80. La donna, ieri, è tornata a far parlare di se. Questa volta l'attrice non si trovava a favore delle telecamere ma in un'aula di giustizia del tribunale penale capitolino di piazzale Clodio. La showgirl ha infatti testimoniato in un processo che la vede vittima di molestie, minacce e lesioni. L'attrice, celebre per film come «L'insegnante balla...con tutta la classe» e «L'infermiera nella corsia dei militari» (nella foto una scena con Lino Banfi), era scesa dalle passerelle televisive negli anni '90, quando ruppe il contratto con Mediaset e subì un intervento di chirurgia plastica al naso dall'esito devastante, operazione che comportò ustioni di terzo grado sul il viso e l'amputazione di parte del padiglione auricolare destro. Visibilmente provata, la donna, in aula ha raccontato la vicenda che l'avrebbe vista vittima di un ragazzo, un amico conosciuto nel 2008 e che, in seguito, si sarebbe offerto di aiutarla. «Avevo avuto un brutto incidente automobilistico, ero caduta in una scarpata facendo un volo di 50 metri- ha raccontato l'attrice - Alberto si offrì di aiutarmi, erano i primi giorni del 2009». La donna credeva che quell'uomo così «disponibile e a modo» avrebbe potuto agevolarla durante il periodo di degenza. «Per mio conto faceva numerose commissioni – ha continuato – per le quali io lo pagavo e quindi (Alberto ndr), in quel periodo restava talvolta a casa mia». Alberto B. però, stando al racconto della donna, con il passare del tempo sarebbe divenuto «possessivo e geloso, a limite della morbosità». Il ragazzo si sarebbe infastidito quando l'attrice riceveva telefonate e così, nel marzo del 2009, la donna lo avrebbe allontanato di casa. Successivamente però il giovane sarebbe tornato alla carica, invitando l'attrice presso il ristorante Il Viminale. La donna aveva accettato l'invito a cena: «L'ho fatto per riconoscenza». Dopo aver mangiato l'imputato avrebbe desiderato salire in casa dell'attrice ma, venendo rifiutato dalla donna, avrebbe iniziato a citofonare insistentemente. Per evitare di fare abbaiare il suo cane, l'attrice aveva acconsentito a far salire in casa l'uomo. «Giunto nel mio appartamento – denuncia Nadia Cassini – ha iniziato a picchiarmi selvaggiamente con calci e pugni sul volto procurandomi una forte emorragia dal naso, dalla bocca e con tumefazione di entrambi gli occhi». Ma non basta. «Nel contempo mi minacciava con una pistola, spingendomela in bocca e rompendomi un dente» ha affermato in aula la donna contraddicendosi diverse volte e fermandosi, in lacrime, durante la sua la sua testimonianza: «Non riesco a vederlo» ha affermato l'attrice lamentandosi della presenza in aula del suo presunto aggressore. Dopo quell'episodio di violenze infatti, terminato grazie all'aggressività del barboncino della vittima e al suo stivale appuntito che avrebbe colpito l'uomo ai genitali, la donna sarebbe anche stata molestata tramite telefonate e sms che la ritraevano come una poco di buono, una donna dai facili costumi sfruttata dagli uomini a causa della sua disponibilità economica. La sentenza, prevista nella prossima udienza, non è per nulla scontata date le numerose incertezze riscontrate ieri in aula durante la testimonianza de «L'assistente sociale tutto pepe».

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