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Il Pd ammette: 80 euro pagati dalle Regioni

Matteo Renzi

Zaia fa ricorso alla Consulta: «Tagliano i trasferimenti per finanziare il bonus» Taddei replica: non possiamo accollarci da soli la revisione della spesa pubblica

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Non parte con il piede giusto la puntata al Nord del premier Matteo Renzi. In attesa di visitare oggi i cantieri dell'Expo di Milano, «simbolo dell'Italia che riparte e che lavora anche il 15 agosto», il presidente del Consiglio si trova l'inaspettata grana Veneto. Il governatore Luca Zaia, infatti, ha annunciato per stamattina la presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale contro il bonus fiscale di 80 euro elargito dal governo a partire dal mese di maggio. Sotto accusa la scelta dell'esecutivo di finanziare il bonus fiscale attraverso i tagli agli enti locali. «Non contestiamo il provvedimento - spiega Zaia - ma il metodo che si vuole usare per reperire i fondi». «Se si decide di aumentare la busta paga dei cittadini - continua il governatore del Veneto - il governo deve farlo con soldi suoi, non tagliando fondi agli enti locali. Si annunciano tagli orizzontali, ovvero noi veneti riceveremo gli stessi tagli che avrà la Regione Sicilia. La differenza è che noi siamo una regione virtuosa dal punto di vista dei bilanci, la Sicilia no». Zaia osserva inoltre che l'ammontare complessivo del finanziamento degli 80 euro si aggira sui 6 miliardi e 400mila euro: «Dove credete che si vadano a pescare? Dai bilanci degli enti locali. Per questo vogliamo entrare in gioco con un ricorso alla Corte. Non accettiamo che il taglio venga effettuato sulla spesa storica del 2013». «Non abbiamo niente contro chi gli 80 euro li prende, al di là del fatto che vengono lasciati fuori i più bisognosi, i disoccupati e i pensionati - ha concluso - ma il modo per recuperare le risorse è una farsa: se decidi di fare un finanziamento, lo devi fare con soldi tuoi. È troppo facile, e c'è il rischio che passi il principio, farlo togliendo soldi alle Regioni e agli enti locali, tanto più con tagli orizzontali, basati sulla spesa storica del 2013». La mossa di Zaia, già approvata con una delibera dal Consiglio regionale, lascia ovviamente il segno nel panorama politico. E dal Partito democratico partono subito gli strali nei confronti del governatore. Senza smentire l'utilizzo dei fondi degli enti locali, ma accusando Zaia piuttosto di non voler partecipare allo sforzo di risanamento nazionale. «La revisione della spesa pubblica coinvolge Comuni, Regioni e ministeri da cui abbiamo peraltro cominciato e serve per colpire gli sprechi» attacca Filippo Taddei, responsabile economico del Pd - e le regioni virtuose sono in grado di gestire i loro servizi e, di fronte a questo sforzo collettivo, solo chi non vuole correggere le inefficienze della propria amministrazione avanza ricorsi del tutto illogici». Non è da meno il deputato Ernesto Carbone: «Spero che Luca Zaia non sprechi i soldi dei contribuenti veneti per un ricorso alla consulta che non ha alcuna base giuridica. La polemica, ovviamente, trova il suo apice tra gli stessi esponenti politici del Veneto: «Dispiace che Zaia, voglia eliminare il bonus permanente di 80 euro al mese per essere libero di spendere i soldi dei contribuenti come ha fatto la settimana scorsa» accusa Roger De Menech, parlamentare del Pd ma anche segretario regionale del partito in Veneto. «Con la delibera - continua - ha infatti deciso di spendere 1,7 milioni di euro in pubblicità della Regione, sui mezzi di comunicazione veneti. In pratica fa pubblicità al Veneto... in Veneto». Sullo sfondo resta il problema dei conti pubblici, con le ultime voci che parlano di una spending review sempre più incisiva, con l'obiettivo di reperire addirittura 25 miliardi l'anno per evitare tagli di detrazioni e aumenti fiscali. In quel caso, sarebbe praticamente impossibile non mettere mani ai conti degli enti locali. E le Regioni restano le maggiori indiziate per la «sforbiciata».

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