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Roberto Saviano, protetto ormai da anni, dopo la pubblicazione del suo Gomorra e le pesantissime minacce arrivate dalla camorra, è il caso forse più emblematico.

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Unacategoria nel mirino, come testimonia anche il Rapporto 2010 di Ossigeno, l'osservatorio sui cronisti sotto scorta promosso dalla Federazione Nazionale della Stampa, che conta 400 casi solo nel 2009- '10, il doppio rispetto al triennio 2006-'08. Belpietro, che aveva ricevuto minacce già in passato, viene scortato da otto anni. Una scorta, ha rivelato oggi il direttore di Libero, protegge anche l'ex direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri e il direttore di Tg4, Emilio Fede. Dopo l'attentato di cui fu vittima nel 1993, è stato protetto per anni anche Maurizio Costanzo. Una scorta fu necessaria, nel 2003, per l'allora vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Allam, che denunciò minacce ricevute da terroristi islamici. Per Lirio Abbate, all'epoca cronista per l'agenzia Ansa nella redazione di Palermo, le minacce della mafia arrivarono per la prima volta nel 2007. Poi ci fu anche una bottiglia incendiaria piazzata sotto la sua auto, davanti a casa. Anche per lui la protezione divenne inevitabile. Più volte minacciata di morte dal clan dei Casalesi, la cronista napoletana, Rosaria Capacchione vive in «trincea», come racconta lei, protetta dalle forze dell'ordine, da quasi tre anni. I giornalisti che usufruiscono di una protezione sono comunque una piccola percentuale rispetto ai 400 che secondo il rapporto Fnsi - presentato proprio qualche giorno - hanno subito minacce e intimidazioni, nel solo 2009- 2010. E i numeri raccolti dall'Osservatorio, sembrano raccontare un fenomeno in crescita. Nel 2009-2010, in particolare, ci sono stati 68 casi di minacce e intimidazioni a giornalisti, contro i 61 del rapporto precedente; 43 intimidazioni individuali (erano 52), 24 minacce collettive (erano 9 nel 2006-2008). E poi, 13 aggressioni fisiche (16 nel rapporto precedente), 10 danneggiamenti (contro gli 8 del biennio 2006-2008). Un fenomeno in generale diffuso soprattutto al Sud, a cominciare dalla Calabria, regione alla quale va la maglia nera, seguita da Sicilia e poi Campania e Lazio.

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