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Nostalgia del film sotto casa

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Hanno ragione i nostri lettori con la nostalgia del cinema di quartiere, di quel «golfo mistico» sotto casa, da raggiungere a piedi, da riempire con un rito giornaliero, meglio di quello che si celebra davanti alla tv. Quartieri benestanti, culturalmente vivaci hanno visto chiudere una, due, tre sale. Vediamo Roma, la zona di piazza Bologna, per esempio: il cinema Ausonia è diventato una sinagoga, il Bologna una sala bingo, il XXI aprile un supermercato, l'Universal un teatro. Resiste il Jolly, ai margini del quartiere, trasformato in multisala, ma sempre meno frequentato perché troppo vicino a un campo nomadi; e il glorioso Delle Provincie, sala parrocchiale di ottima programmazione. Idem alla Balduina: il Belsito divenne sala bingo e ora non è neppeno più quella, così rimane desolatamente sbarrato da un'inferriata; il Balduina ha lasciato il posto ancora al solito supermarket. Allora si deve salire in macchina e raggiungere il centro, per poi soffrire in cerca di parcheggio. E il fastidio produce il rifiuto di andarci, al cinema. Dicono: per essere in attivo una sala deve garantire a ogni proiezione un bel numero di spettatori. Probabilmente basterebbe cambiare ottica, creare piccoli eventi attorno ai film programmati, per attivare la fidelizzazione dei cinefili di quartiere. Ci vogliono idee. Non solo soldi.

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