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Fiducia sul decreto fiscale: è scontro

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L'Unione: «La Cdl non faccia ostruzionismo». Tremonti (FI): «Non vogliono trattare»

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Tuttavia, il monito del Quirinale sulla necessità di stemperare le tensioni fra i Poli cercando di evitare prove di forza, non poteva lasciare indifferenti governo e maggioranza. Con l'opposizione è cominciato perciò una sorta di gioco del cerino per rinviarsi la responsabilità di una probabile rottura. Secondo Romano Prodi le prospettive non cambiano: se gli emendamenti resteranno numerosi in Aula e il dibattito si prospetterà «secolare», la fiducia non potrà essere evitata. Gli sherpa, Dario Franceschini e Vannino Chiti, hanno comunque provato a sondare il centrodestra. Il problema è la mole di emendamenti al decreto non esaminati in Commissione e rinviati all'Aula, dove il decreto approderà presumibilmente martedì, dopo il voto sull'ordinamento giudiziario. Se l'opposizione fosse disposta a ritirare parte degli emendamenti e a garantire di non ricorrere all'ostruzionismo (cosa possibile visto che sui decreti i tempi del dibattito parlamentare non sono contingentanti), garantendo quindi un'approvazione entro venerdì prossimo, la fiducia si potrebbe anche evitare. Ma alla concreta possibilità di questa evenienza non sembrano credere in molti. Anche perché con un confronto senza rete in Aula, nessuno potrebbe garantire che nella maggioranza non spuntino tentazioni di ripresentare emendamenti non concordati. Che il governo intenda porre comunque la fiducia è convinto Giulio Tremonti. «L'intesa sulla Finanziaria - dice - è impossibile perché il governo pone la fiducia ed esclude ogni tipo di trattativa». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sceglie di attaccare: «Noi siamo persone ragionevoli, solo che è difficile dare delle risposte di buon senso di fronte a cose che non hanno nessun senso e sono solo il frutto dei principi della sinistra estrema la quale impone i suoi diktat a tutta la maggioranza che li accetta per restare al potere». Immediata la replica del ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti: «Avendo il suo governo usato questo strumento su finanziarie e decreti collegati ben 13 volte in 5 anni, ci saremmo aspettati un contributo più seriò». Dal vice capogruppo dell'Ulivo alla Camera Marina Sereni arriva, invece, un ammonimento. «È bene che il governo rafforzi i meccanismi di coordinamento e di raccordo con la sua maggioranza. Attorno a Prodi e all'esecutivo tutte le componenti della maggioranza abbiano uno scatto di coesione e di senso di responsabilità»

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