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Se sognare non è più lecito

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Nel 1960 avevo solo 7 anni, eppure i giochi della Grande Olimpiade li ricordo perfettamente. I miei genitori parlavano con entusiasmo delle opere realizzate. L'ultimazione dell'EUR, la Via Olimpica, il villaggio al Flaminio, il circuito di Castelfusano, le splendide opere progettate dall'architetto Nervi, lo stadio Olimpico, all'epoca meraviglioso. Io fantasticavo nel vedere le gesta di atleti per me sconosciuti. Clay, Benvenuti, Berruti, Wilma Rudolph, Gaiardoni, Bianchetto e Beghetto, i fratelli D'Inzeo. Poi le meraviglie delle meraviglie, la lotta Greco Romana ai fori ed il più grande di tutti, quell'Abebe Bikila, maratoneta scalzo che portò nelle case di tutto il mondo i capolavori della città eterna. Per anni Roma ha sfruttato quel trampolino di lancio, al quale si devono anche la dolce vita, il boom economico e Cinecittà in competizione con Hollywood, dopo essere stata rifugio dei profughi negli anni dell'immediato dopoguerra. Mi sarebbe piaciuto rivedere tutto questo, invece ho scoperto che sognare non è più lecito. Nessuno mi ha spiegato il perché, ma questo hanno ordinato un comico genovese ed un deputato tifoso dei dirimpettai. Roma vergognosa a Torino. Sconfitta meritata che avrebbe potuto essere numericamente ancor più pesante. Reparti scollegati ed inaffidabili. Singoli, tecnico compreso, tutti al di sotto, abbondantemente, della sufficienza. I migliori tra i romanisti Castan e Iago Falque, peccato indossassero la maglia del Toro entrambi. C'è da augurarsi che sia solo un altro, inspiegabile, caso di calo di tensione collettivo. Altrimenti saranno dolori. P.S. Nella mia ingenuità, mi attendevo da Totti, in occasione del suo quarantesimo compleanno, qualche frase che ricompattasse l'ambiente. Ci ha pensato la signora Blasi.

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