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L'infanzia d'oro di Renzi è finita

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Marcello Veneziani
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Ecco Tiziano Renzi e suo figlio Matteo, ecco Luca Lotti, li vedi di sfuggita per le strade di Roma come cinghiali scesi dalla vicina Toscana fino al centro di Roma, sorpresi dalle telecamere mentre attraversano le strade. Si è aperta la caccia ai cinghiali toscani, con richiesta di indagini, pappardelle e dimissioni, e relativo massacro mediatico, politico e giudiziario. Che si aggiunge alla brutta storia delle tessere del Pd comprate a pacchi, in odore di camorra, per vincere la battaglia congressuale, e prima alla scissione al sangue consumata nei giorni scorsi, e ora alla condanna di Denis Verdini, socio a latere del Giglio magico. Di questo spettacolo non voglio accodarmi a dire le solite ovvietà in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Non mi allineo ai giustizialisti e nemmeno ai garantisti, preferisco dare una valutazione - come dire? - estetica, umorale, ecologica. Vorrei narrare un clima, raccontare un insieme di sensazioni. Vi ricordate il meraviglioso mondo di Matteo Renzi? Lui che parlava parlava, faceva gag in tutti i programmi, decideva tutto, comandava da solo e annunciava beatitudine nazionale, riscatto popolare, paradiso in terra. E intorno a lui un leggiadro cerchio magico di garzoncelli scherzosi e dame, a cominciare dalla favolosa fatina dagli occhi turchini Maria Elena Boschi, che sorrideva al mondo e inondava con la sua luce persino l'aula sorda e grigia del Parlamento, le telecamere, i giornali. Era un tripudio di pubertà, il giovane Lotti che correva felice nei campi, ridenti fanciulle che parlavano in nome di Lui o sedute al suo fianco, veloci riforme che spuntavano come funghi, buoni che fioccavano ad ogni tornata elettorale... Godi fanciullo mio, scrivevamo estasiati, età soave è codesta; ma avvertivamo che dopo il Sabato del villaggio fiorentino, sarebbe arrivata la Quaresima e il cupo avvenire, «diman tristezza e noia recheran l'ore». E infatti dopo il dì di festa vennero i giorni cupi per il Giglio tragico e il Garzoncello scherzoso. E ora, dopo l'età felice di Matteo vedi sfilare i volti grigi e malinconici dei Gentiloni, degli scissionisti, dei magistrati, dei faccendieri, dei concorrenti molesti alla poltronissima di Renzi: e poi immagini torve di carceri e di sezioni piddine, di pizzini e di palazzi di giustizia. Era bello vivere nell'illusione del renzismo, era bello vedere la Boschi, la Madia, la Serracchiani, le altre renzine; ora è l'ora dei rancori, delle facce disperate alla Speranza, Rossi e Scotto, il ritorno torvo di Gargamella Bersani e di Crudelio d'Alema, dei piagnistei di Veltroni e di Boldrini. Tutti si scoprono più cattivi, col dente avvelenato, anche i giornali e i poteri che fino a ieri scodinzolavano a Renzi. Ci dispiace un sacco, la realtà magari era la stessa di oggi, ma respiravamo un'altra aria, di festa, adolescenza e scampagnata, eravamo su una giostra, avvolti da stelle filanti. Non so se il renzismo finirà davvero, ma ha perduto la gaia innocenza e la puerile spavalderia dei mesi andati. Com'è bella giovinezza che ci sfugge tuttavia...

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