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Il razzo di Kim abbattuto dalla Cia

Luigi Bisignani
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Caro direttore, con il primo turno delle elezioni francesi, l'Europa del dopo Brexit continua a sfarinarsi tra terrorismo e crisi economica mentre, negli Stati Uniti, assistiamo alla travolgente presa di potere di Donald Trump, il quale con sfrontata semplicità si è portato dalla sua due nemici della sua recente campagna elettorale: Papa Francesco, che si è detto disponibile ad incontrarlo durante la prossima visita in Italia per il G7 di Taormina e il presidente cinese Xi Jinping, che è andato addirittura a Miami a baciargli la pantofola con arrendevole mitezza. E proprio durante la visita della delegazione del dragone, Trump ha dato una prova muscolare di "realpolitik" che dovrebbe far riflettere tutti coloro che lo hanno dipinto come un «inguardabile sbruffone». La notizia della quale Il Tempo ha trovato conferma, viene da Londra, Vauxhall Cross, sulla riva sud del Tamigi dove ha sede il Secret Intelligence Service (SIS), più noto come MI6. Trump, ha impresso un ordine che Obama non aveva mai avuto il coraggio di dare, nome in codice: "Dare mission". Tradotto, azione CIA ad alto rischio per le conseguenze che può provocare. L'ordine è stato quello di intercettare e abbattere i missili nucleari qualora il dittatore nordcoreano Kim Jong-un li avesse lanciati. Missione compiuta la domenica di Pasqua con il presidente cinese e Vladimir Putin avvertiti, anche questa volta in anticipo, come già avvenuto per la Siria e per la bomba nei sotterranei dell'Afghanistan. Per il dittatore nordcoreano una figura da pagliaccio, dopo le reiterate minacce e le sfilate militari. E a poco sono servite quelle "fake news" riportate dalla stampa più ostile al presidente USA, secondo cui la Marina degli Stati Uniti gli sarebbe avversa, tanto da contravvenire un ordine sulla rotta nel Pacifico della portaerei Carl Vinson. Magari si inizierà a capire che a Washington c'è qualcuno che fa sul serio e che, con l'aiuto di Russia e Cina, sta tentando di battere il terrorismo. Speriamo che Bergoglio non lo dissuada nel nome della sua visione "no global" del mondo.

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