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Dieselgate, arrestato l'ad Audi

Secondo i pm c'è "rischio di occultamento delle prove"

Carlo Antini
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Il ceo di Audi, casa automobilistica del gruppo tedesco Volkswagen, è stato fermato e preso in custodia in Germania nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo delle emissioni truccate di motori diesel. Lo ha reso noto il pubblico ministero di Monaco. La procura tedesca, che a fine maggio ha messo sotto indagine lo stesso Rupert Stadler e un altro membro del cda per presunta "frode", ha giustificato l'arresto parlando di "rischio di occultamento di prove". Lo scandalo noto come dieselgate è scoppiato a settembre 2015 nel gruppo Volkswagen, la casa madre di Audi e Porsche. La Us Environmental Agency (Epa) ha accusato il più grande produttore auto del mondo di aver equipaggiato 11 milioni di auto diesel con un software in grado di distorcere i risultati dei test sull'inquinamento e di nascondere un livello di emissioni fino a 40 volte gli standard permessi. Da allora, il dieselgate è costato più di 26 miliardi di euro al gruppo Volkswagen e ha danneggiato l'immagine dell'industria auto, fiore all'occhiello della manifattura tedesca, e del diesel, la sua tecnologia di punta. Coinvolto tardivamente nello scandalo, il marchio Audi ha dovuto richiamare circa 60.000 A6 e A7 all'inizio di giugno dopo la scoperta di un "software illegale" in grado di distorcere i livelli di emissioni degli inquinanti su tali vetture motorizzate diesel. Negli ultimi mesi sono state effettuate numerose ricerche nelle case e nei luoghi di lavoro dei funzionari Audi, in particolare nella sede del produttore a Ingoldstadt, in Baviera.

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