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Lo sfogo di Eugenio Finardi: "La Rai mi ha censurato"

Carlo Antini
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«Il mio primo album fu censurato dalla Rai». Al giro di boa dei quarant'anni di carriera, Eugenio Finardi si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Alla vigilia della pubblicazione del suo ricco cofanetto intitolato «40 anni di musica ribelle». Eugenio Finardi, cosa intende oggi per musica ribelle? «Non è per forza quella che urla o strepita. È quella che offre un atteggiamento di analisi, testimonianza e critica, se serve». Oggi in Italia se ne fa di musica ribelle? «Sì ce n'è ma oggi la censura è ancora più sottile di un tempo. I Ministri e lo Stato Sociale fanno musica ribelle ma su di loro non vengono accesi i riflettori. È un meccanismo subdolo». Lei è mai stato vittima di censura? «Nel 1975 il mio primo album "Non gettate alcun oggetto dai finestrini" fu censurato dalla Rai perché allora certe cose non si potevano dire. All'epoca mi venne dedicato un solo servizio in tv e poi più nulla». Secondo lei perché fu osteggiato? «Era un disco politico, crudo, militante e schierato. In quegli anni la musica doveva essere leggera e limitarsi al puro intrattenimento. Non doveva fare onde. C'era solo Arbore che faceva eccezione e dava spazio a musiche alternative. Fortunatamente poco dopo arrivarono le radio libere e l'aria cambiò. Io, però, restai sempre etichettato come ribelle o extraterrestre. Ancora oggi molti mi giudicano per le posizioni di allora e su di me hanno molti pregiudizi». Nel cofanetto che uscirà venerdì ci sono le versioni rimasterizzate dei suoi primi cinque album. Com'è nata l'idea? «Mi è venuta in mente quando abbiamo ritrovato le tracce originali di quelle prime canzoni. Da un vecchio scatolone è uscito fuori di tutto: vecchie fotografie e nastri multipista con le registrazioni originali. Li abbiamo digitalizzati e mi sono accorto che c'era un mondo intero da esplorare. Di qui la voglia di rimasterizzarli. Nel cofanetto ho inserito anche un dvd con le singole tracce che possono essere manipolate a piacere da chi le ascolta». Cos'ha pensato quando ha rivisto le foto e riascoltato le vecchie canzoni? «Ho pensato a come eravamo giovani. Non è cambiato nulla. Ritrovarsi è stato meraviglioso, come incontrare di nuovo il primo amore». Nell'offerta anche un libro. Cosa contiene? «Ci sono le fotografie che abbiamo trovato negli scatoloni. Oltre alle riflessioni sulla mia musica scritte da Bollani, Manuel Agnelli, Battiato, Max Casacci e altri. Dimenticavo, c'è anche un articolo di Umberto Eco che parla di quando lavoravo in radio». Altra data importante sarà il 4 novembre quando celebrerete l'evento con un concerto al Teatro Dal Verme di Milano. Chi ci sarà sul palco? «Ho riunito tutti i musicisti di allora e quelli che mi accompagnano adesso. Suoneremo i brani con le formazioni originali. Sarà una riscoperta filologica e, a suo modo, anche commovente».

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