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Addio vecchio sushi ora arriva quello hawaiiano

Paolo Zappitelli
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Addio vecchio, tradizionale, sushi. Buono sì, ma alla fine, come tutte le mode culinarie, ha stancato. La nuova frontiera degli appassionati del pesce crudo e del cibo esotico è la declinazione hawaiiana del piatto giapponese. Che rispetto al suo parente più famoso si arricchisce di tanta verdura con un pizzico di sapore speziato. Insomma un mix destinato ad avere successo. Tanto è vero che il piatto tipico delle isole del Pacifico da qualche tempo è migrato nei ristoranti più cool americani ed europei e da poco meno di un anno è approdato anche a Roma, nell'unico locale di questo tipo aperto in città, Mahalo, in via Flaminia 496. Di che cosa si tratta? Il «pezzo» forte si chiama poké (si pronuncia poh-kay) – un verbo che in hawaiiano significa «tagliare, affettare» – e sulle tavole delle isole è da sempre un antipasto. Il pesce, marinato, si condisce usando la fantasia: con avocado, cavoli, pomodori freschi, germogli di soia, lattuga di mare, peperoncino, noci di macadamia, mango, zenzero o coriandolo. E poi sale marino, aglio verde, cipollotti e lime. Accompagnato da riso o insalata, si serve direttamente in insalatiere e coppette monoporzione. Il pesce più usato è il tonno, così come prevede il piatto originale. Oppure il polpo ma la scelta dipende dai gusti personali. Alle Hawaii si trova ovunque, nei supermarket e perfino dai benzinai e ora sta diventano il piatto più richiesto in tutto il mondo. «Salutare, altamente personalizzabile e veramente bello da vedere» si leggeva qualche tempo fa su Business Insider, la rivista che analizza fenomeni finanziari e sociali. Giudizio avvalorato anche dagli analisti francesi di NellyRodi, società di ricerche sui consumatori e i trend globali che prevedevano che «scalzerà il sushi e sarà l'hip food, cioè il cibo che diverte e piace anche agli occhi». Richiestissimo a Los Angeles (dove esiste già la versione Calfornian poké) e nei ristoranti di New York, dopo qualche mese è sbarcato a Londra, dove gli chef si sbizzarriscono a personalizzarlo o si permette ai clienti di comporlo da sé mescolando ingredienti al momento. E nella capitale inglese sono già pronte le aziende di catering (come www.eatpoke.co.uk) o i chioschi nei mercati che lo vendono per il take-away, mentre su pinterest, instagram e twitter ci si sbizzarrisce con le foto e le ricette delle versioni più fantasiose alle quali ispirarsi. A settembre dell'anno scorso l' hawaiian sushi è arrivato anche a Roma, nel cuore della movida di Ponte Milvio, in via Flaminia, dove ha aperto Mahalo. E in poco tempo ha conquistato cuore e palati di giovani e gourmet. I piatti? Si può iniziare con i Poe Poe & Taro Chips, delle polpettine di tonno impanate nel panko a cui si mischiano ananas, patata dolce, cipollotto e servite in un chutney di papaia e chips di taro. Poi ci sono i famosi Poké. Nel primo, riso e salmone crudo si uniscono, tra gli altri ingredienti, con semi di sesamo, avocado, zenzero, papaia e cipolla bianca. Una vera e propria macedonia tropicale. Nel secondo (Nioi Poke) a riso e salmone si aggiungono tonno, avocado, cipolla, soia, semi di sesamo, erba cipollina e alga nori. Tra i «roll» da provare il Mahalo roll: il riso avvolge gambero in tempura, avocado, banana fritta, salsa mango, salsa macadamia al cocco e uova di pesce. riproduzione riservata

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