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Dio salvi il Prosecco

Storia di un vino diventato "mondiale". Ma anche il più imitato all'estero

Paolo Zappitelli
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Il Prosecco è sempre più il vino simbolo dell'Italia. A tal punto che il suo nome è finito in uno scambio di battute – velenose – tra il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson e il nostro ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. In realtà il Prosecco c'entrava ben poco, visto che il diverbio riguardava modi e tempi della Brexit, ma in Inghilterra il vino prodotto sulle colline tra Conegliano e Valdobbiadene è talmente famoso da essere diventato un'icona del bere italiano. E questo perché il Regno Unito è uno dei mercati leader dove il Prosecco viene esportato, tanto da aver avuto, nel 2014, un aumento del 65% del volume di vendite. Il segreto di tanto successo sta in parte nel lavoro fatto in questi anni dal Consorzio che ne tutela nome e qualità, dall'altra da una autentica esplosione della passione per le bollicine in tutto il mondo. I vini frizzanti sono ormai diventati i preferiti dal pubblico per aperitivi, happy hour, brindisi o a tutto pasto. E in un contesto del genere il Prosecco ha avuto vita facile a sbaragliare tutti i concorrenti, superando, per numero di bottiglie prodotte, addirittura lo champagne. Il paragone con il «re» francese è ovviamente improponibile, per gusto, profumi, profondità, complessità e, non ultimo, il prezzo. Ma il vino italiano ha dalla sua una estrema piacevolezza e una particolare capacità di «sedurre» in occasioni dove non si richiedono bottiglie particolarmente impegnative. Però occorre sapere quale Prosecco si beve. Il Superiore Docg è l'unico prodotto in quel meraviglioso fazzoletto di terra che si stende tra Conegliano e Valdobbiadene. Lì i vigneti ricoprono quasi completamente le colline trasformandole in un paesaggio unico al mondo. I produttori hanno appezzamenti piccolissimi che coltivano e seguono personalmente con enormi sacrifici. Questa, infatti, è una delle zone in cui sopravvive quella che viene definita viticoltura eroica: le uve sono raccolte tutte a mano, gli opeari salgono e scendono con le cassette lungo i filari che si inerpicano sulle colline. Ma il risultato ripaga di tanta fatica e dedizione: un vino che nelle sue punte più alte può andare ben al di là del semplice bicchiere da gustare con l'aperitivo. Gioiello nel gioiello è il Valdobbiadene Superiore di Cartizze, un vero e proprio cru che si produce nella zona omonima, una piccola area di 107 ettari tra le colline più scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune di Valdobbiadene. Il segreto della «nobiltà» sta nella perfetta combinazione fra un microclima dolce ed un terreno antichissimo, originatosi dal sollevamento di fondali marini. Sopra la roccia madre si trova uno strato di terreno assai vario, con morene, arenarie ed argille che consentono un drenaggio veloce delle piogge e, allo stesso tempo, una costante riserva d'acqua, in modo che le viti si sviluppano in modo equilibrato. In più le uve vengono vendemmiate tardi, quando gli acini iniziano a mostrare i primi segni di appassimento naturale. E questo dà al vino una concentrazione di aromi e sapori di intensità inusuale. Ma il successo ha anche un risvolto amaro: il Prosecco è tra i più «falsificati» al mondo. Esistono decine e decine di vini che ne imitano il nome ma che non hanno nulla dell'originale: Brosecco, Richprosecco.Com, Rosecco, Pur Secco, Proseccoschnecke, Prosejito, limonsecco, t-secco, senza contare il falso Prosecco «on tap» (alla spina) venduto in Regno Unito, o il Vino Prosecco prodotto in Ucraina e presentato con la scritta «prodotto stile italiano». Una guerra che il Consorzio combatte duramente e che costa ogni anno 150 mila euro. LA RICETTA Risotto gamberi di fiume e Prosecco Ingredienti per 6 persone Riso Vialone Nano 360 g, Gamberi d'acqua dolce 1000 g, Scalogno 50 g, Brandy 50 g, Fumetto di pesce 500 g, Prosecco doc 1 l, Olio extravergine di oliva, Parmigiano reggiano 20 g, Burro 70 g, Aglio, Prezzemolo, sale, pepe. Preparazione Ricavate dai gamberi crudi la polpa della coda, tenendone da parte alcune teste e zampe che sbollenterete per la guarnizione. In una casseruola soffriggete lo scalogno in due cucchiai di olio, unite le code di gamberi, aggiustate di sapore e bagnate con un goccio di brandy, aggiungete quindi il riso e tostate. Irrorate con il vino Prosecco doc e lasciate evaporare. Continuate la cottura aggiungendo il fumetto bollentemescolato al rimanente vino. A 5 minuti dal termine cottura, unite il prezzemolo tritato finemente e aggiustare di sapore. Togliete dal fuoco e mantecate con il burro e il parmigiano reggiano. Decorare con i gamberi che avete tenuto da parte. (Chef Adriano & Pierchristian Zanotto,Parco Gambrinus, San Polo di Piave, tel. 0422.855.043)

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