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Romanzo Litorale

Da sinistra il neo presidente del X Municipio Giuliano Di Pillo e la sindaca Virginia Raggi

Gian Marco Chiocci
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Contenti? Soddisfatti? Avete dipinto Ostia come Corleone, bravi. Avete fatto più casino per la capocciata di un coatto che per le stragi di Totò Riina. Avete manifestato e speculato sugli Spada quando per anni ve ne siete fregati dei problemi di Ostia e di questi lord (mezzi rom) delle case popolari. Avete spaventato l'elettorato promettendo l'invio di blindati, Digos e cani poliziotti quand'invece nei seggi deserti c'era soltanto il solito, solitario, appuntato dei carabinieri. Insomma, avete fatto una «sceneggiata» che nemmeno Lotito con la corona di fiori in Sinagoga. E il risultato qual è? Che nel X municipio di Roma, la 12esima città italiana per numero di abitanti, è andato a votare solo un residente su tre, meno del primo turno. Il «Romanzo Litorale» contrastato con la patacca di una nuova operazione «Vespri Siciliani», si ritorce contro Minniti promotore di un appello agli elettori affinché votassero in massa per dare un segnale alla mafia. Fatto ‘sto gran capolavoro, andiamo al risultato dell'urna fortemente invalidante sul piano della legittimazione numerica, utilizzabile - fino a un certo punto - solo come chiave di lettura politica per uno scenario più generale. Ha vinto, anzi stravinto, anche grazie ai voti della sinistra e del Pd, Giuliana Di Pillo del M5S, e dunque Virginia Raggi può tirare un sospiro di sollievo (fino al prossimo casino in Campidoglio). Nel centrodestra, sconfitta Monica Picca, probabilmente scatterà l'ora delle liti da condominio e ciò ingarbuglierà il percorso verso le regionali, già incasinato di suo per la new entry Pirozzi. Morale della favola ostiense? Se c'è da scegliere, come in Sicilia, la sinistra si tura il naso e vota Grillo; Casapound invece se ne frega, non premia i vicini d'area e magari regala consensi ai cugini grillini. A parte ciò c'è poco altro da dire. Le elezioni senza elettori, epilogo di una campagna elettorale deprimente, confermano che forse sarebbe stato più opportuno un «modello Belgio», cioè continuare ad andare avanti senza un'amministrazione. Perché certe volte è meglio una democrazia congelata che una democrazia presa in giro.

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