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Giustizia è fatta, ridata la divisa all'eroe Contrada

Bruno Contrada

Il capo della Polizia Gabrielli ha firmato il reintegro. Dopo 25 anni di fango arriva il lieto fine. Anche per merito de Il Tempo

Gian Marco Chiocci
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Grazie a Franco Gabrielli, capo della polizia. Grazie perché in un Paese di pavidi, quaquaraqua e codardi in carriera, ha dimostrato di avere due cose così: dopo aver contribuito a far rientrare nel giro alcuni poliziotti linciati ingiustamente per il G8 di Genova, ieri ha restituito l'onore e la divisa al collega Bruno Contrada, ingiustamente processato (e condannato) per un reato inesistente che non andava nemmeno perseguito. All'ottantaseienne ex sbirro arrestato la notte di Natale del 1992 grazie alle sole parole – senza riscontri - dei mafiosi pentiti viene dunque annullata la “destituzione”. Come meschinamente già commentano i nostalgici del professionismo antimafia, non si tratta di un “atto dovuto” a seguito della sentenza della Cassazione che ha revocato la condanna a 10 anni dopo il ceffone ricevuto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Il reintegro in polizia non tutti l'avrebbero concesso così. E comunque, parlano i fatti. E un fatto è il risarcimento all'uomo che ha sofferto, e continua a soffrire (di poco tempo fa l'incredibile perquisizione a casa senza mandato) per un accanimento senza eguali. A Contrada vanno i nostri auguri, che sa essere sinceri perché siamo stati gli unici – nel panorama editoriale – ad averlo difeso sin dal primo giorno. Idem ai poliziotti che attraverso Il Tempo avevano chiesto al loro Capo di metter fine a questo scempio. E poi permetteteci di ringraziare un uomo che a molti di voi dirà poco o niente: si chiama Ignazio D'Antone, era vicequestore a Palermo, ed è persona per bene. Per il solo fatto di esser stato il braccio destro di Contrada ha trascorso 8 anni in cella. L'uniforme ridata a Contrada è fatta su misura anche per lui.

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