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Europa in alto mare, Macron insulta ancora l'Italia e Salvini perde la pazienza

Silvia Sfregola
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La questione migranti ormai è al centro dell'agenda europea. L'Italia parteciperà al mini-summit di Bruxelles sui migranti ma intende «ascoltare la propria musica». E, se necessario, è pronta ad andare allo scontro per quanto riguarda i ricollocamenti e hotspot sul proprio territorio. Tentato da un'iniziale volontà di boicottare il vertice a 16, indetto dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker come preludio al ben più importante Consiglio europeo di fine giugno, il governo ha sciolto le riserve ma ha ribadito di voler di partecipare con le «mani libere», non escludendo di dire un no finale. A portare un'Italia combattiva in Europa sarà il premier Giuseppe Conte, rimasto in silenzio in una vigilia segnata invece da un rinnovato scontro con la Francia. La tensione tra Roma e Parigi si è consumata, infatti, nella battaglia di dichiarazioni al vetriolo tra Emmanuel Macron, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il presidente francese ha lanciato un affondo che sembrava diretto al vicepremier leghista. «L'Italia non sta vivendo una crisi migratoria come quella dell'anno scorso. Chi lo dice, dice una bugia», ha dichiarato ricordando che «una crisi politica» è provocata da «estremisti che giocano sulle paure. Ma non bisogna cedere nulla allo spirito di manipolazione». Il nome di Salvini non è stato pronunciato ma il ministro dell'Interno si è comunque sentito chiamare in causa e ha risposto dando «dell'arrogante» all'inquilino dell'Eliseo e invitandolo «a dimostrare la generosità con i fatti aprendo i tanti porti francesi e smettendo di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia». Gli ha fatto eco Di Maio secondo cui l'emergenza immigrazione in Italia «è alimentata anche dalla Francia con i continui respingimenti alla frontiera». I due vicepremier hanno snocciolato cifre a dimostrare la loro tesi: 650mila sbarchi in 4 anni, 430mila domande presentate in Italia, 170mila presunti profughi a oggi ospitati in alberghi, caserme e appartamenti per una spesa superiore a 5 miliardi. Sullo sfondo delle recriminazioni c'è però il reale motivo di scontro tra i due Paesi su cui Conte dovrà misurarsi a Bruxelles: la creazione di hotspot in Italia o nei Paesi di origine e transito. Macron, appoggiato dal premier spagnolo Pedro Sanchez, proporrà che i centri di protezione per l'esame delle richieste d'asilo siano nei Paesi di primo approdo. Come l'Italia. Un'ipotesi che Roma neanche prende in considerazione e rimanda al mittente: «vorrebbe dire 'Italia pensaci tù. Non esiste», sbotta Di Maio. Secondo l'Italia i centri vanno realizzati nei paesi di origine e transito e devono essere a guida europea. Su questo il governo non è intenzionato a cedere tanto che, dalle pagine del tedesco Der Spiegel, Salvini avverte che la presenza dell'Italia al vertice europeo «non è scontata». «Conte ha il mandato di dire sì o no, di partecipare oppure alzarsi e sparire. Lui ha le mani libere, anche di dire di no», ribadisce il leader leghista. Domenica Conte metterà sul tavolo anche la sua proposta, dall'impegno finanziario Ue per il 'Trust Fund Africà al rafforzamento delle frontiere esterne fino agli hotspot nei paesi di origine e transito. La partita a scacchi è appena iniziata.

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