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Bufera su "Esmeralda bianca" e la scuola fa dietrofront

Pietro De Leo
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Già a Natale ne avevamo viste letteralmente di tutti i colori, anche in Italia, con gli allestimenti di presepi in cui la Sacra Famiglia aveva la pelle nera. Ma lì c'è la sottile rivendicazione (senza fondamento, peraltro) di un Gesù di etnia araba. Discorso complesso. Dagli Stati Uniti arriva una storiella semplice semplice, di quel politicamente corretto che si fa spietata regola di condotta. Una scuola superiore dello Stato di New York, la “Ithaca High School” aveva svolto nell'autunno scorso dei casting per il suo recital annuale da tenere in primavera, in questa edizione il copione era "Il gobbo di Notre Dame". Solo che, per interpretare Esmeralda, era stata selezionata una ragazza bianca. Da lì, il pandemonio. Un'associazione di studenti ha scritto una lunga lettera alla governance della scuola per protestare contro questa scelta. Dicono, i barricadieri dei diritti umani, che siccome Esmeralda è una "gipsy", una zingara, allora il ruolo avrebbe dovuto essere assegnato ad una ragazza di colore o mulatta, nonostante la studentessa scelta fosse, riconoscono, una “attrice, cantante e una ballerina stellare”. A quel punto, con la stampa locale che fa da risonanza, la scuola ha fatto quel che oramai fanno quasi tutti i colpiti dalla clava inquisitoria: marcia indietro. Niente più Gobbo di Notre Dame, niente più Esmeralda brava "ma" bianca. Si metterà in scena qualcos'altro. Hanno vinto quelli che “il casting è razzista”, quelli che un'Esmeralda bianca è un' “appropriazione culturale” (da alcuni passaggi della lettera). Allora a breve ci attendiamo una crociata per bandire quasi un secolo di storia di cinema e teatro, dove la riproposizione del romanzo di Victor Hugo, stando alle tesi degli inflessibili lottatori newyorkesi per i diritti, sarebbe percorsa dalla linfa malefica del razzismo. Già, perché le Esmeralda passate alla storia sono tutte bianche. Da Maureen O'Hara (1939) a Gina Lollobrigida (1956). Da Lesley Anne Down (1982) a Salma Hayek (1997). Fino a Lola Ponce, che vestì i panni della nomade nel popolarissimo Musical di Riccardo Cocciante. Semmai, l'idea di una Esmeralda scura di pelle si incollò nell'immaginario collettivo attraverso il cartone animato della Disney (1996), ma non è detto che sia fedele al romanzo. Infatti, nell'opera di Hugo, Esmeralda è figlia di una prostituta rapita da alcuni nomadi che la crebbero nella loro carovana. L'idea di una Esmeralda scura di pelle, dunque, è dogmatica soltanto in questo nuovo progressismo che conduce una crociata a colpi di stereotipi. E senza nessuna paura di mettere la scienza a servizio dello zelo. Così tale Cale Pasmore docente della University of Saskatchewan (Canada, ovviamente), ha svolto una ricerca sui videogiochi, arrivando ad una conclusione che svela un allarme per l'umanità: ci sono pochi personaggi neri e ciò porta ad agevolare l'insorgere di sentimenti discriminatori. In particolare, Pasmore ha invitato le aziende leader del settore a sfruttare la tecnologia per consentire a ogni giocatore di scegliere il colore della pelle del personaggio che andrà a muovere con il joystick. Già immaginiamo le controindicazioni: chiunque, dentro casa propria, provi a giocare a pallacanestro in una Nba composta tutta da bianchi, sarà accusato di appartenere al Ku Klux Klan.

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