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Meghan Markle e Kate Middleton, la vendetta di Lady Diana è servita

Angela Di Pietro
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Diana Spencer non è mai stata felice. Avrebbe dovuto esserlo, suggerisce la sapienza popolare: era membro effettivo (per discendenza, non per matrimonio) dell'aristocrazia britannica. Era bella, di una bellezza genuina. Le guance rosse, i capelli magnifici, una baraonda inamidata dal caschetto, le forme piene: somigliava ad una Heidi bionda, con la stessa gioiosa vivacità. Dovevano ancora arrivare Carlo, l'ingresso a Corte, la presenza ustionante di Camilla, la ricerca di uno stile più sofisticato, la bulimia. Non era pazza, come hanno cercato di dipingerla: era solo fragile, come sono fragili certe ragazzine danneggiate da una infanzia disadorna. Fosse stata una commoner, avrebbe ingoiato le corna pur di tenersi stretto lo status acquisito con le nozze. Tuttavia era cresciuta a Sandringham, giocato con i figli della regina. Buttata fuori dal gioco, sarebbe rimasta  nella stanza, pensava. Il suo peggior sbaglio è stato quello si sottovalutare i suoi avversari e di aver sopravvalutato il potere che le veniva dal consenso pubblico. Com'è andata a finire lo sanno tutti. In questi ultimi venti anni il suo mito è andato via via appannandosi per due ragioni: la gente dimentica, intanto. E nessuno, nel suo caso (figli a parte, ma erano piccoli all'epoca) ha ravvivato la sua fiamma. Al contrario. Il suo fantasma continuava ad essere d'intralcio in termini di immagine, per la rivale Camilla e l'ex marito, il principe di Galles, ritenuti dai fans della compianta principessa responsabili morali della sua morte. In venti anni a Diana è stata intitolata una fontana e non per volontà della famiglia reale. Qualche risultato è stato ottenuto: Carlo ha potuto sposare Camilla (mai negoziabile, disse), Camilla è stata tollerata dai sudditi  e le sfide che rischiavano di ammaccare le basi pur solide della monarchia britannica sono cessate. Fossimo stati ai tempi di Enrico VIII, Diana sarebbe stata ghigliottinata senza necessità di scusa alcuna. Dunque la battaglia l'ha vinta Camilla. Non solo ha battuto la rivale, ma la rivale è pure morta. Più trionfo di così. E tuttavia giorno dopo giorno, quel fantasma indigesto è tornato ad affacciarsi prepotentemente, forse desideroso di giustizia o di vendetta. È arrivata una giovane donna che somiglia a Mary Poppins, dalle gambe stupefacenti, a rubare la scena alla moglie del principe di Galles. Che ha mostrato come anello di fidanzamento l'anello regalato da Carlo a Diana nel 1981. Kate Middleton, moglie del figlio di Diana, ha onorato la memoria della suocera, infischiandosene della suocerastra. Almeno in apparenza. Poi è cresciuto Harry l'adorabile, che ha proseguito le azioni umanitarie della madre facendone rivivere gli slanci e l'umorismo. Altra stoccata per Camilla. Sono arrivati i nipotini, e la femmina si chiama anche Diana. In occasione dei venti anni dalla morte della principessa del Galles, William e Harry hanno rilasciato interviste, dedicato un giardino e presto una statua a quella ragazzina dalle guance paffute che vedemmo sullo schermo nel 1981. Infine è arrivata un'altra giovane donna a togliere ulteriore spazio alla duchessa di Cornovaglia, Meghan Markle. E c'è da essere certi del fatto che tifi per la madre del fidanzato, non per suocero e signora. Due diamantini di Diana al suo dito anulare hanno espresso un concetto chiaro ai due giovani principi della casa Windsor: Diana c'è ancora e ci sarà. Chiamatela "vendetta" o solo giustizia divina, il risultato è lo stesso.

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